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  • Hope for Middle East

Oltre 808.000 firme per i cristiani in Medio Oriente!

La petizione

CHIUSA IL 10 DICEMBRE 2017

Le popolazioni siriana e irachena si trovano ad affrontare immense sofferenze a causa di anni di guerra e disordini violenti. Noi crediamo che in Siria ed in Iraq le vite, i mezzi di sussistenza e la libertà di tutti dovrebbero essere protetti e garantiti. Inclusi i cristiani. I cristiani, in entrambi questi paesi, hanno svolto un ruolo fondamentale nella società per quasi 2000 anni e si sono impegnati a portare pietà e speranza per il futuro. Si sono confrontati con una significativa violenza mirata e con la persecuzione, eppure, nonostante questo, i cristiani cercano un futuro nella loro patria e per la loro patria. Non possiamo stare a guardare mentre i cristiani in Medio Oriente subiscono minacce senza precedenti. Dobbiamo dare loro una speranza. Vuoi unirti a noi nella raccolta di 1 milione di Voci di speranza, sia nella preghiera che nel patrocinio, per i cristiani in Siria e in Iraq? Dobbiamo dire al mondo con una voce più vigorosa possibile cosa deve essere fatto per garantire un futuro vero e proprio ai cristiani in questi Paesi.

TESTO DELLA PETIZIONE

Al Segretario Generale delle Nazioni Unite I popoli della Siria e dell’Iraq stanno affrontando immense sofferenze a seguito di diversi anni di moti di violenza e di guerra. Crediamo che le vite, i mezzi di sostentamento e le libertà di tutti i popoli che vivono in Siria ed in Iraq debbano essere tutelati e garantiti. I Cristiani fanno parte di questi popoli. Per quasi 2000 anni la Chiesa ha svolto un ruolo di vitale importanza nelle società di entrambi i paesi, eppure i cristiani continuano a subire la persecuzione e delle pesanti violenze mirate. I Cristiani si sono impegnati ad essere testimoni di speranza e compassione negli anni che seguiranno, ma hanno estremamente bisogno di un cambiamento che garantisca loro un futuro all’interno delle loro patrie. Non possiamo restare in attesa mentre i cristiani ed altre persone in Medio Oriente affrontano una minaccia senza precedenti. Dobbiamo dare loro speranza. Pertanto, vi chiediamo con urgenza di usare il vostro prezioso ufficio a favore dei cristiani e degli altri gruppi religiosi in Siria e in Iraq, affinché:

Le attuali e future strutture legali in Siria e in Iraq promuovano e tutelino pienamente i diritti inalienabili ed eguali per tutti i propri cittadini, indipendentemente da razza, religione o status sociale.

Si garantisca un continuo e dignitoso miglioramento delle condizioni di vita di tutti i cittadini, in particolare per i rifugiati che ritorneranno e per gli sfollati interni (garantendo loro alloggi adeguati e il diritto allo studio e al lavoro).

Si identifichino e preparino le organizzazioni  religiose e i loro leader perché abbiano un ruolo centrale e decisivo nella ricostruzione e nella riconciliazione delle società irachene e siriane.

COSA È AVVENUTO

Il nostro testimonial, il ragazzo cristiano iracheno Noeh, ha presentato ufficialmente le 808.172 firme, ricevute da Kyoto Shiotani, Capo di gabinetto del Sotto-Segretario delle Nazioni Unite, la quale ha affermato: “Le avete portate nel posto giusto. Il Segretario Generale ONU è personalmente impegnato a riconoscere che qualsiasi risultato politico in questa vicenda debba includere le minoranze della regione (Medio Oriente). State certi che il Segretario riceverà personalmente queste firme”.

Noeh ha consegnato una delle sue biglie bruciate (ritrovate nella sua casa distrutta e simbolo delle condizioni del suo paese) a Michael O’Neil, Assistente del Segretario Generale per le Partnership nei Programmi di Sviluppo dell’ONU.

Presso la sede di New York delle Nazioni Unite hanno avuto luogo diversi incontri della nostra delegazione con diplomatici di varie nazioni per presentare le 808.172 firme raccolte con la nostra petizione in favore dei cristiani in Medio Oriente. TV come Fox News hanno intervistato il nostro testimonial, il giovane Noeh.

Oltre agli incontri coi delegati di nazioni, abbiamo già incontrato il responsabile dei Programmi di sviluppo per le Nazioni Unite (UNDP). Anche capi di governo come il Primo Ministro Theresa May o il Vice Presidente degli Stati Uniti Mike Pence (vedi qui sotto il post dello stesso Vice Presidente) sono stati raggiunti e informati sulla petizione.

GRAZIE DA NOEH

E ORA?

Lo Stato Islamico sembra sconfitto o in ritirata, ma la guerra non è di certo finita. Come promesso, Open Doors/Porte Aperte continua la sua CAMPAGNA di 7 ANNI in favore dei cristiani in Medio Oriente, attraverso il supporto pratico (siamo in Siria e Iraq da ben prima di tutto questo e ci rimarremo per ricostruire un futuro), la sensibilizzazione, la preghiera e l’influenza diplomatica.

In vari forum e congressi lavoriamo affinché:

Le strutture legali in Siria e in Iraq tutelino i diritti inalienabili ed eguali per tutti i propri cittadini, indipendentemente da razza, religione o status sociale.

Si garantisca un miglioramento delle condizioni di vita di tutti i cittafini, in particolare per i rifugiati che ritornano e per gli sfollati interni (alloggi adeguati e diritto allo studio e al lavoro).

Si identifichino e preparino le organizzazioni religiose e i loro leader perchè abbiano un ruolo decisivo nella ricostruzione e nella riconciliazione delle società irachene e siriane.

Il nostro team francese si è messo in contatto con European External Action Service presso l’Unione Europea, presentando un’importante raccomandazione tecnica della nostra campagna: il National Accountability Mechanism (proposta di meccanismo con cui controllare che le diverse religioni ed etnie della regione godano eguali diritti, impendendo con deterrenze atti di intolleranza e aggressione nei confronti delle minoranze). Inoltre i nostri delegati hanno incontrato rappresentanti dell’UNHCR a Londra, per far progredire e cementare le relazioni degli uffici delle Nazioni Unite in Medio Oriente con le chiese e realtà cristiane della regione. Infine, il nostro team inglese sta organizzando una tavola rotonda a cui saranno invitati leader religiosi e ufficiali dei governi della regione, sempre per assicurare che la voce dei cristiani sia ascoltata nei processi decisionali dei governi mediorientali. Naturalmente, nel limite dei nostri fondi (che vi ricordo arrivare solo da singoli privati e non da governi o istituzioni politiche) stiamo aiutando famiglie di profughi cristiani a tornare a casa, sovvenzionando parziali ricostruzioni di case nei territori liberati dall’ISIS e non solo (per maggiori info). Il nostro impegno in Medio Oriente, affinché la rotta sia invertita, continua dunque con la nostra campagna di 7 anni e con i nostri progetti in loco. Se desideri conoscerci di più, puoi abbonarti al nostro dossier di approfondimento gratuito (4 volte l’anno, in PDF) o alla nostra rivista gratuita (6 volte l’anno, cartacea).