La maggior parte dei cristiani in Algeria sono ex-musulmani. Essi sono maggiormente a rischio di persecuzione, non solo da parte della loro famiglia stretta ed estesa, ma anche da parte della comunità nel senso più ampio del termine che include leader etnici locali ed anziani. Ciò può comportare molestie, percosse, minacce e l’arresto, nonché pressioni per aderire alle usanze islamiche.
La pressione è esercitata anche da funzionari statali vicini agli insegnamenti dei maestri islamici radicali. Usano la loro influenza per limitare le libertà dei cristiani ex-musulmani, compreso impedire loro di esprimere le proprie opinioni in pubblico.
Coloro che vivono nelle zone rurali del paese o in quelle religiosamente più conservatrici, che sono state roccaforti per gli insorti islamisti nella lotta contro il governo negli anni ’90, sono particolarmente esposti a pressioni e pericoli.
Le leggi che regolamentano il culto non musulmano proibiscono qualsiasi cosa che possa “scuotere la fede di un musulmano” o essere usata come “mezzo di seduzione con l’intenzione di convertire un musulmano ad un’altra religione”. Negli ultimi tre anni le autorità in Algeria hanno intrapreso una campagna sistematica contro le chiese dell’EPA (Chiesa Protestante d’Algeria), che ha visto 13 chiese chiuse con la forza. Altre hanno ricevuto l’ordine di cessare tutte le attività.
Nonostante l’introduzione nel 2016 di una legge che punisce la violenza e le molestie sessuali, le donne algerine continuano ad essere svantaggiate nei confronti della legge e della società.
La conversione dall’islam al cristianesimo è proibita ed è un passo molto pericoloso da compiere per alcuni. Può comportare percosse, molestie, minacce o persino incarcerazione da parte dei familiari – e questo è particolarmente vero per le donne. Vengono poste restrizioni alle relazioni sociali importanti e viene perfino impedito loro l’accesso ai media cristiani. Visti i rischi, molte donne cristiane ex-musulmane nascondono la loro fede, ma se vengono scoperte, il matrimonio forzato è una possibilità molto reale per attirarle di nuovo all’islam. Se sono già sposate, probabilmente dovranno affrontare il divorzio e gli verrà negato il diritto di crescere i propri figli. Le donne sfrattate possono finire a vivere per strada a causa delle difficoltà economiche.
C’è un’ulteriore difficoltà nella sfera pubblica per le donne. Possono dover affrontare intimidazioni sul posto di lavoro o a scuola, o perfino perdere il proprio lavoro. Non indossare il velo può condurre a molestie. Sono anche vulnerabili ad aggressioni sessuali e minacce di morte.
Gli uomini che seguono Gesù sperimentano regolarmente difficoltà economiche causate da molestie sul posto di lavoro o addirittura dalla perdita del lavoro stesso. Questo può essere paralizzante per le famiglie che fanno affidamento sul reddito del padre per mettere il cibo in tavola. I cristiani di origine musulmana sono particolarmente suscettibili alla persecuzione. Possono subire l’ostracismo non solo dalla propria famiglia ma anche dalla comunità in senso ampio e persino essere costretti a lasciare le loro case.
In seguito alle proteste pacifiche contro la chiusura delle chiese nel 2020, sono stati perlopiù uomini ad essere arrestati.
“Vediamo segni di un nuovo risveglio. I musulmani stanno venendo da noi; sono stanchi, ed alcuni, in maniera molto aperta e chiara ci dicono ‘Vogliamo conoscere Cristo'”
L’Algeria è scesa di sette posizioni nella World Watch List rispetto allo scorso anno. Questo è in larga parte legato ad una sostanziale riduzione degli episodi di violenza contro i cristiani. Tuttavia, questo non significa che la persecuzione passata sia finita, ad esempio nel 2019 ci sono state più chiusure di chiese in Algeria. Non sono state così tante quest’anno, ma le chiese che sono state chiuse in passato, rimangono chiuse. Queste chiusure non sono incluse nel rapporto di quest’anno, ma continuano comunque a colpire la comunità cristiana in Algeria.
La maggior parte dei cristiani vive in Cabilia, nel nord dell’Algeria. I cabili sono un gruppo etnico berbero e parlano la propria lingua berbera, a differenza di altri algerini di origine araba. I cabili sono stati discriminati e trascurati dal governo algerino per molti anni. Questo ha creato un ambiente in cui il cristianesimo potrebbe svilupparsi. Tuttavia, la pressione del governo e della società sulla comunità cristiana rimane forte. Nella parte araba del paese, soprattutto nel sud, la vita può essere dura per i cristiani e il numero di chiese è molto basso. I militanti islamici violenti non hanno un’ampia base di appoggio tra le persone, ma l’islam mantiene una presa salda sul paese a causa della crescita del movimento salafita.
In collaborazione con i partner e le chiese locali, Porte Aperte sostiene la chiesa in Nord Africa attraverso la formazione, la distribuzione di letteratura cristiana, il patrocinio e il crescente supporto in preghiera.
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