In Oman, tutti i cittadini omaniti sono considerati musulmani. L’islam è la religione di Stato, e la legislazione è principalmente basata sulla legge islamica.Sebbene le corti civili furono istituite più di 20 anni fa, il sistema legale ritiene ancora che tutti i cittadini siano musulmani e attua la propria legislazione sulla base di questo presupposto.
Il livello di persecuzione per i cristiani in Oman cambia se si tratta di lavoratori migranti o di cittadini omaniti. I cristiani di origine musulmana locali sono sottoposti alla pressione più alta: le loro famiglie, i vicini e la comunità attorno li spingono a ritornare alla loro fede nazionale e tribale. I convertiti possono essere espulsi dalle loro famiglie e perdere i loro lavoro. I loro figli possono essere portati via, e le famiglie possono spogliarli dei loro diritti di eredità.
I cristiani ex musulmani non omaniti subiscono diversi livelli di persecuzione basata sul tipo di pressione nei loro paesi di origine. Di solito abitano in comunità di connazionali espatriati, quindi la comunità di appartenenza fa una grande differenza nella persecuzione che i seguaci di Gesù affrontano. Il governo tollera in gran parte le comunità di cristiani stranieri, ma nonostante ciò, limita grandemente e monitora le loro riunioni pubbliche. Tutti gli incontri sono monitorati per le posizioni politiche e per la partecipazione da parte dei cittadini omaniti. Inoltre, tutte le organizzazioni religiose devono essere registrate alle autorità.
Nella cultura islamica omanita, il valore della donna è ritenuto inferiore rispetto a quello dell’uomo, anche durante i processi legali. Molto comunemente, le donne vivono nelle abitazioni familiari con i loro figli. Questo incoraggia una mentalità nella quale le donne sono viste come meno capaci degli uomini in diversi ambiti, e ciò ha delle conseguenze sulla loro fede, dato che le donne non sono ritenute in grado di avere una propria opinione religiosa. Per queste ragioni, l’ambiente oppressivo rende particolarmente difficile per una dona convertirsi dall’islam al cristianesimo.
Molte sono le barriere che impediscono alle donne di convertirsi e incontrarsi con cristiani. Quando qualche donna si converte, questa verosimilmente affronta la segregazione domestica da parte della famiglia. Se non sposata, è costretta ad unirsi in matrimonio. Le convertite di origine musulmana non hanno la possibilità di sposare un uomo cristiano, perché le donne identificate come musulmane sono obbligate legalmente a sposare un musulmano. I maltrattamenti riservati ai lavorati stranieri, che includono anche l’abuso sessuale, rimangono un grande problema. Sebbene non legati principalmente a questioni di fede, molti cristiani immigrati che prestano lavoro domestico, la maggior parte dei quali donne, subiscono abusi sessuali.
In Oman, convertirsi al cristianesimo è parecchio difficile per gli uomini musulmani. I cristiani ex musulmani spesso subiscono determinati tipi di esclusione sociale, sia da parte della famiglia ristretta che da quella allargata, così come dalla comunità in generale. Gli uomini cristiani ex musulmani molto spesso perdono il supporto economico delle loro famiglie, come anche le connessioni necessarie per trovare o mantenere un impiego. Inoltre, nessuna famiglia in Oman permetterebbe ad una figlia di sposare un uomo cristiano, in quanto quest’ultimo è visto come irrispettoso della propria famiglia perché ha rifiutato i suoi insegnamenti.
Se un convertito ha una famiglia e un lavoro al momento della conversione, rischia di perderli entrambi. Quando un uomo lascia l’islam, per legge perde automaticamente la custodia di tutti i figli; sua moglie può divorziare da lui. Può anche perdere il proprio lavoro, cosa che ha grandi implicazioni per tutti i membri del nucleo familiare perché sono gli uomini che tradizionalmente mantengono la famiglia. Per quanto riguarda gli uomini cristiani espatriati, la pressione che questi subiscono a causa della loro fede è principalmente connessa al posto di lavoro.
“Molti credenti [nella penisola araba] vivono nel segreto, e le loro famiglie non sanno del loro cambiamento di fede. Se condividono il loro credo, non è insolito che ci siano tensioni in famiglia. A volte, i nuovi credenti sono accettati e trovano un nuovo ruolo all’interno della famiglia. Ma quando affiorano nuove tensioni, come per esempio quella del COVID-19, queste minacciano un equilibrio già fragile. Ciò può sfociare in accuse contro i nuovi credenti di aver portato stress in famiglia. I credenti possono essere scherniti per non aver agito nella maniera insegnata da Gesù. In altri casi, la famiglia trova diversi modi per portare vergogna ai nuovi credenti.”
L’Oman è sceso di due posti nella World Watch List di quest’anno, ma la persecuzione è in realtà aumentata nel piccolo paese della penisola araba. La pressione vissuta quotidianamente dai seguaci di Cristo, specialmente quelli di origine musulmana, continua ad essere molto alta su tutti i fronti. Oppressione, discriminazione e coercizione sono comuni; anche i non convertiti affrontano discriminazione giornaliera e monitoraggio sia dal governo sia dalla società omanita.
I convertiti omaniti di origine musulmana sono certamente i più perseguitati in Oman. Essi subiscono una pressione significativa nella loro vita privata, familiare e comunitaria. Questa pressione aumenta leggermente al di fuori delle città e nelle aree rurali.
Porte Aperte supporta i cristiani e le chiese in Oman attraverso la preghiera.
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