La continua guerra civile in Siria ha reso il paese un terreno fertile per la persecuzione dei cristiani. I disordini, che stavano iniziando a diminuire, sono stati aggravati dalla crisi economica causata dal COVID-19. Molti cristiani sono ancora sfollati o sono rifugiati in altri paesi a causa di oltre un decennio di guerra e del crescente estremismo islamico. Nel nord della Siria, l’invasione delle forze turche alla fine del 2019 ha causato maggiore instabilità e sembra essere stata utilizzata da alcuni estremisti islamici come opportunità di copertura per di colpire i cristiani.
Nelle aree controllate da gruppi estremisti islamici le espressioni pubbliche del cristianesimo sono vietate e la maggior parte delle chiese sono state requisite o distrutte. Nelle aree controllate dal governo questa minaccia è minore ma ci sono ancora rapimenti di giovani cristiani, inoltre sono ancora attivi dissidenti islamici, compresi militanti dell’ISIS.
I cristiani di origine musulmana sono vulnerabili alle pressioni delle loro famiglie e comunità, che percepiscono la loro conversione dall’islam come un disonore.
Le donne e le ragazze cristiane in Siria affrontano la persecuzione sia da parte dei militanti islamici sia dalle loro stesse famiglie, se provengono da un contesto musulmano. La guerra in Siria si è attenuata ma non è finita e le donne sono particolarmente vulnerabili alle aggressioni sessuali nelle zone controllate dai ribelli. La violenza sessuale contro le donne si è addirittura normalizzata in alcune zone.
Le donne e le ragazze cristiane di origine musulmana spesso mantengono segreta la loro nuova fede. Se venisse rivelata, sarebbero vulnerabili ai “delitti d’onore” da parte della loro famiglia musulmana e subiranno pressione estrema per tornare all’islam. In pratica, la legge fa poco per proteggere queste donne dalle violenze familiari.
In Siria è illegale per una donna di origine musulmana sposare un cristiano. Se una donna si converte mentre è sposata con un musulmano è probabile che divorzierà e perderà la relazione con i suoi figli. Secondo la Sharia tutti i diritti andranno al coniuge musulmano.
Gli uomini sono considerati i capifamiglia nella società siriana e ogni famiglia dipende interamente da loro per il sostegno finanziario. Se un cristiano siriano viene ucciso o rapito, o perdesse il lavoro (come è successo ampiamente durante la pandemia), l’intera famiglia ne soffrirebbe. I leader cristiani sono spesso bersagli di rapimenti, che hanno un impatto sull’intera comunità.
“Vedo uomini, donne e bambini che piangono per la fame. È tragico. La nostra chiesa ha visto che era il momento di stare accanto alla gente, sostenerla e mostrarle l’amore di Gesù nei momenti difficili”.
La persecuzione nella vita pubblica e privata dei cristiani in Siria rimane estrema, sebbene vi sia la tendenza a una leggera diminuzione. Ciò riflette la contrazione del territorio controllato dai gruppi estremisti islamici.
Il COVID-19 ha esacerbato molte vulnerabilità esistenti nell’ultimo anno. Sebbene i cristiani abbiano subito una pressione leggermente inferiore da parte delle loro famiglie e comunità, la pressione pubblica, al contrario, continua ad aumentare.
Ci sono state meno segnalazioni di violenza, seguendo la tendenza degli ultimi due anni, anche se le minacce di attacchi, rapimenti e matrimoni forzati rimangono costanti.
I cristiani sono particolarmente sotto pressione nelle ultime roccaforti dei militanti islamici nella provincia di Idlib nel nord-ovest e nella provincia di Hasakah nel nord-est, dove ISIS, forze turche o gruppi di opposizione supportati dalla Turchia hanno continuato ad attaccare obiettivi civili ed ecclesiastici.
I cristiani di origine musulmana sono vulnerabili a varie forme di persecuzione violenta e non, in tutto il paese, ma sono particolarmente vulnerabili nel nord-ovest e nord-est.
I partner di Porte Aperte in Siria stanno sostenendo e rafforzando la chiesa mediante distribuzione di Bibbie, discepolato e formazione alla leadership, consulenza post traumatica e sostegno e riabilitazione dei cristiani e dei rifugiati.
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