Nonostante il Sudan abbia compiuto passi significativi verso la libertà religiosa nel corso degli ultimi anni, i convertiti al cristianesimo di origine musulmana sono ancora vittime di persecuzione da parte delle loro famiglie e comunità di origine. Questi credenti non sono più soggetti alla pena di morte per aver abbandonato l’islam, ma possono essere soggetti ad attacchi, ostilità o discriminazione nel caso in cui venga scoperta la loro fede. Le chiese sono spesso attaccate o demolite.
Molti credenti mantengono la loro fede segreta, per la loro sicurezza e per quella delle loro famiglie. Alcuni convertiti scelgono addirittura di non crescere i propri figli come cristiani, temendo ritorsioni da parte dei leader delle comunità. A causa di questa paura di esporsi, alcuni convertiti al cristianesimo di origine musulmana celebrano addirittura i funerali con rito islamico in cimiteri per musulmani.
Le donne e ragazze cristiane sono costrette a vestirsi come musulmane per evitare di essere molestate per “abbigliamento indecente”. Le giovani ragazze sono soggette a matrimoni forzati e sono anche a rischio di stupro e violenze domestiche, in particolare se sono convertite al cristianesimo di origini musulmana. Ci sono poche possibilità di ottenere giustizia per le vittime di abuso sessuale e ci sono casi di donne che hanno denunciato abusi e che sono state soggette ad accuse di falsi testimoni.
Gli uomini ed i ragazzi cristiani sono soggetti ad attacchi fisici ed omicidi. Se vengono uccisi o restano disabili a causa degli attacchi, le loro famiglie perdono la loro unica fonte di guadagno e (in particolare in alcune parti remote del Sudan) anche di sicurezza.
“La sofferenza dei nostri fratelli e sorelle in Sudan, specialmente i cristiani di origine musulmana, è davvero grande. Abbiamo bisogno che vi ricordiate di loro e della loro sofferenza. Possa questo essere una buona occasione per esprimere loro il nostro amore in modo visibile”.
Da quando il presidente Omar al-Bashir è stato deposto nel 2019, vi è una situazione di incertezza intorno alla leadership del Sudan e su come questa possa influire sulla condizione dei cristiani. Grazie ad una meravigliosa risposta alle preghiere, sembrano esserci passi significativi verso la libertà di culto. Dopo trent’anni, terminerà il regime legislativo di ispirazione islamica. I convertiti al cristianesimo di origine musulmana non sono più soggetti alla pena capitale. Mentre la persecuzione continua nel Sudan ed i comportamenti non possono essere cambiati in poco tempo, questo è un ottimo segnale e la ragione per la quale il Sudan è sceso di sei posizioni nella World Watch List quest’anno.
In aree come le Montagne di Nuba c’è un conflitto in corso e una forte tensione tra le forze governative e gruppi ribelli. Dal 2011 migliaia di cristiani sono stati uccisi in questi attacchi, considerati da molti come orientati alla pulizia etnica delle minoranze, in particolare quelle cristiane. Nel resto del paese, i convertiti al cristianesimo di origine musulmana sono i più vulnerabili.
Porte Aperte opera in collaborazione con la chiesa locale in Sudan nel fornire formazione teologica e di discepolato, corsi di sopravvivenza alla persecuzione, e nello sviluppo di progetti di comunità e di creazione di reddito.
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