In Etiopia, non sono soltanto i convertiti al cristianesimo dall’islam che possono affrontare duri maltrattamenti dalle loro famiglie e comunità, ma anche quelli provenienti dalla Chiesa Ortodossa Etiope (EOC) che si uniscono ai gruppi protestanti.
In alcune aree, gruppi estremisti islamici hanno attaccato delle chiese. Nel frattempo, anche la violenza politica nel Paese, focalizzata soprattutto intorno al conflitto in Tigray, si è fatta sentire sulle comunità cristiane, con molti cristiani uccisi e chiese distrutte. Il Paese è stato gravemente colpito anche da carestie ed epidemie. Tutti questi problemi creano insicurezza e rendono i cristiani facili bersagli.
La pressione può arrivare anche dal governo. In aree dove musulmani e cristiani ortodossi etiopi sono la maggioranza, la polizia locale potrebbe opporsi alla crescita del cristianesimo protestante e rifiutare di garantire i permessi per le riunioni e i culti.
Le donne cristiane che si convertono da un’altra religione sono altamente esposte alla persecuzione, specialmente quelle di origini musulmane. Questa può comportare: segregazione domestica, divorzio, allontanamento dagli altri credenti, abusi fisici, matrimoni forzati, separazione dai propri figli, diseredamento e anche rapimento e stupro.
Dal momento che molti responsabili di chiesa in Etiopia sono uomini, questi sono più esposti all’opposizione e all’interferenza da parte del governo. Alcuni uomini cristiani sono stati messi in prigione dopo aver partecipato ad un corso di formazione biblica; ci sono diversi casi di coinvolgimento del governo nella nomina dei responsabili delle chiese.
In Etiopia per gli uomini cristiani è più probabile subire attacchi fisici e dislocamento rispetto alle donne e alle ragazze. Anche le loro proprietà potrebbero venire sottratte e, addirittura, potrebbero essere uccisi. Si ritiene più strategico attaccare uomini e ragazzi, dato che solitamente sono loro a provvedere ai bisogni della famiglia. I convertiti hanno riportato di essere stati costretti a fuggire dalle loro città e stabilirsi da qualche altra parte, per evitare attacchi e molestie.
Roda (pseudonimo) è diventata cristiana dopo aver frequentato degli studi biblici. Ella ha dichiarato coraggiosamente la sua fede indossando una collana con una croce. Una volta notata, è cominciata la persecuzione, ma Roda continua coraggiosamente a restare salda nella sua fede (giugno 2021).
“Da ora in poi io mi inginocchierò davanti al Messia, Colui che mi ha salvata.”
In generale la pressione sui cristiani in Etiopia si è intensificata, nonostante il Paese sia sceso di due posizioni nella WWList. L’opposizione è cresciuta nella vita familiare, di chiesa e comunitaria. Anche se c’è stata una diminuzione degli episodi di violenza registrati, questa deve essere inquadrata nel contesto di un persistente conflitto – come le lotte in Tigray – che rende difficile distinguere tra attacchi connessi alla fede e quelli connessi alla questione etnica/politica.
La gravità e la forma della persecuzione variano dalla regione. Ad esempio, i cristiani in Amhara e in Tigray sono particolarmente esposti alla persecuzione da parte della Chiesa Ortodossa Etiope (EOC), mentre in aree come Oromia, Afar e la Regione dei Somali la persecuzione deriva maggiormente dagli estremisti islamici. I casi più gravi di persecuzione tendono ad avvenire in Gurage, Silte e Alaba che si trovano appena a sud della capitale Addis Abeba.
Porte Aperte lavora attraverso partner locali per rafforzare i cristiani in Etiopia con seminari di leadership e resistenza alla persecuzione, progetti di emancipazione economica, programmi per lo sviluppo della comunità e dei mezzi di sussistenza insieme allo sviluppo di attività per giovani e per donne.
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