La conversione dall’islam a un’altra fede non viene riconosciuta ufficialmente ed è probabile che dia il via a problemi legali collegati allo status personale e alle proprietà. Gli ex musulmani subiscono discriminazione e molestie da parte della famiglia e della comunità, intimidazione dei gruppi islamici e il controllo della polizia.
Gli ex musulmani espatriati sperimentano gli stessi livelli di pressione cui sarebbero sottoposti nel proprio Paese, poiché spesso vivono all’interno della loro comunità nazionale o etnica.
È quasi impossibile che i convertiti rivelino la loro nuova fede, a causa delle potenziali gravi conseguenze: motivo per cui sono rare le notizie di cristiani uccisi o maltrattati a causa della propria fede. Sebbene i cristiani espatriati siano relativamente liberi di tenere funzioni religiose, trovare un luogo in cui incontrarsi è spesso difficile. I cristiani devono fare molta attenzione quando condividono la loro fede, dato che il proselitismo è illegale e può essere punito con l’espulsione dal Paese.
Sebbene ci siano relativamente pochi cristiani kuwaitiani, molte delle persone straniere che lavorano come domestici sono cristiani. Il maltrattamento delle lavoratrici migranti, compreso l’abuso sessuale, è un problema rilevante, esacerbato dai lockdown dovuti al COVID-19. Anche se non collegato direttamente alla fede, l’abuso sessuale è un’esperienza subita da molti lavoratori domestici migranti cristiani, quasi tutte donne.
Allo stesso tempo le donne ex musulmane sopportano una forte pressione familiare che ha lo scopo di indurle ad abbandonare la nuova fede. Possono essere segregate in casa, costrette a sposare un musulmano, molestate sessualmente, costrette a divorziare o anche essere uccise. La legge vieta inoltre a una donna ex musulmana di sposare un uomo non musulmano.
Gli uomini convertiti al cristianesimo temono il rifiuto dei familiari, prossimi o meno, nonché le conseguenze sui propri mezzi di sostentamento.
In molti casi, uomini e ragazzi cristiani sono costretti a lasciare la casa di famiglia. Senza il sostegno familiare è difficile per loro trovare o conservare un posto di lavoro e il matrimonio diventa quasi impossibile. Gli uomini cristiani in particolare sono soggetti a discriminazioni e ostilità sul luogo di lavoro.
Nonostante l’arretramento di una posizione nella WWL , per i cristiani non è cambiato alcunché. I credenti espatriati rimangono relativamente liberi di praticare la loro fede, ma gli ex musulmani continuano ad affrontare una grave ostilità dalle famiglie e dalle comunità e, semmai, tale oppressione è aumentata nell’ultimo anno.
I cristiani convertiti sono quelli più esposti alla persecuzione, perché la società kuwaitiana è molto conservatrice: la conversione è ritenuta un tradimento della famiglia e della tribù. In molti casi, i convertiti sono emarginati dalle famiglie a causa della propria conversione. I cristiani espatriati con un basso livello di competenze sono probabilmente più esposti alla discriminazione e agli abusi, specialmente le collaboratrici domestiche.
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