La libertà cristiana sul territorio è duramente limitata dall’intensa sorveglianza delle autorità comuniste.
Le chiese domestiche senza l’approvazione amministrativa sono considerate “riunioni illegali” e devono operare segretamente. Anche, la maggior parte delle chiese registrate non ha delle strutture permanenti e deve condurre i servizi di culto nelle case.
Il peso maggiore della persecuzione è riservato ai convertiti al cristianesimo, i quali sono ritenuti colpevoli di tradimento verso le usanze del buddismo e dell’animismo, praticati dalle comunità locali. Spesso, i cristiani subiscono pressioni e violenza dalle loro famiglie e dalle autorità locali, suscitando l’opposizione da parte delle comunità medesime o dei leader. Ciò può condurre anche all’espulsione dal loro stesso villaggio.
Purtroppo, la violenza contro le donne è ampiamente accettata a livello culturale, anche quando è compiuta dalle donne stesse. Di conseguenza, solo una donna su cinque che subisce un abuso lo denuncia alle autorità locali – un atteggiamento che ha reso i convertiti al cristianesimo più inclini a subire violenza.
Dato che, comunemente, sono gli uomini cristiani ad essere arrestati e detenuti a causa delle loro fede, le donne soffrono sia economicamente per la perdita di coloro che dovrebbero provvedere alla famiglia sia emotivamente per la mancanza dei loro mariti. Le famiglie, solitamente, devono pagare considerevoli somme di denaro per avere la certezza che i loro amati vengano rilasciati e questo crea un ulteriore disagio.
Le giovani donne cristiane vengono, inoltre, coinvolte nel crescente traffico umano di spose verso la Cina.
La guida della chiesa, in Laos, tende ad essere esclusivamente maschile. I responsabili delle comunità vengono presi di mira frequentemente.
I pastori sono vulnerabili alla reclusione e, una volta detenuti, i loro familiari o la congregazione devono spesso pagare una grande somma di denaro per essere sicuri del loro rilascio. Queste multe, così come l’assenza del pastore, indeboliscono le chiese e suscitano paura. Alcuni leader denunciano trattamenti ostili e degradanti all’interno delle prigioni.
Gli uomini cristiani devono affrontare anche la persecuzione e trattamenti iniqui nei luoghi di lavoro, mentre i credenti che svolgono il servizio militare vengono sottoposti a pressioni affinché la loro lealtà sia rivolta solo al Partito Comunista e il loro odio rivolto verso i nemici del regime, cristiani inclusi.
Soy (pseudonimo) fu imprigionata all’età di 14 anni, insieme con altri credenti, i quali hanno rifiutato di rinnegare Gesù quando messi sotto pressione dalle autorità. In seguito al suo rilascio, Soy ha affrontato ulteriori sfide: divenne vittima di bullismo a scuola ed i suoi insegnanti iniziarono ad ignorarla. (Maggio 2021)
“Dopo aver accettato Gesù Cristo, mi sono sentita come una persona normale. Il mio cuore e la mia anima erano completamente guariti! Purtroppo, la mia gioia venne stroncata a causa della dura persecuzione. I miei amici e i miei cugini non credenti hanno cominciato ad odiarmi e a dirmi cose cattive.”
Nonostante il Laos abbia perso quattro posizioni nella WWList, la situazione per i cristiani rimane sostanzialmente invariata. Mentre sono stati arrestati meno cristiani rispetto all’anno precedente, un crescente numero di convertiti è stato sfollato dalle loro case a causa dell’ostracismo praticato nei loro villaggi. La pandemia ha anche reso più difficile la raccolta di informazioni e, quindi, la realtà potrebbe essere più grave di quanto riportato.
Le province, come Luang Namtha, Phongsaly e Houphan nel nord e Khammuane e Savannakhet nel sud, sono tradizionalmente luoghi difficili per la vita dei cristiani. Le autorità locali di queste aree sembrano ancora determinate a mettere a tacere la testimonianza cristiana.
Porte Aperte lavora attraverso partner locali per rafforzare i credenti perseguitati in Laos, fornendo: materiale cristiano, formazione per la leadership e il discepolato, programmi di sviluppo socioeconomico, sostegno e soccorso di emergenza.
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