Per molti cristiani in Tunisia, la pressione affrontata è diffusa e costante. Mentre i cristiani espatriati sono in gran parte lasciati soli, per i credenti tunisini la pressione è alta in ogni aspetto e le difficoltà -poco visibili- di seguire Gesù in Tunisia hanno un impatto sui credenti di tutta la nazione nordafricana. La situazione è particolarmente grave per i cristiani che si sono convertiti dall’islam. Essi affrontano ostilità e abusi dalle loro famiglie e dalla comunità circostante. Può essere pericoloso condividere la propria fede, così molti di loro sono costretti a adorare Gesù di nascosto. Devono stare attenti quando si riuniscono per il culto, la semplice esposizione li metterebbe in pericolo dato che sono monitorati dai servizi di sicurezza tunisini.
Le donne e le ragazze cristiane in Tunisia sono particolarmente esposte al rischio di molestie sessuali e violenza domestica. Poiché il Paese proibisce la conversione religiosa, le convertite dall’islam affrontano la maggior parte delle persecuzioni se la loro fede viene scoperta. Le donne sono maggiormente a rischio nei contesti familiari tradizionale. Possono essere picchiate, espulse dalla loro casa, segregate in casa, minacciate di morte e violentate. Se già sposata, una cristiana convertita sarà probabilmente ripudiata, le saranno tolti i figli e le sarà tolto il sostegno finanziario.
Gli uomini tunisini che si convertono dall’islam affrontano intimidazioni, pestaggi e minacce di morte. Lasciando l’islam gettano vergogna sulle loro famiglie e possono essere ostracizzati. Pressate dalle famiglie, le mogli musulmane lasceranno i convertiti cristiani, i quali potrebbero avere negati l’eredità o l’accesso ai propri beni. Tuttavia, la gravità del contraccolpo dopo la conversione dipende dalla posizione sociale e politica del convertito all’interno della propria comunità. I maschi convertiti vanno incontro anche alla perdita del lavoro e della possibilità di qualsiasi promozione lavorativa, mentre viene negato loro anche l’accesso alla comunità sociale. I convertiti possono anche essere detenuti dalla polizia per motivi legati alla fede.
La pressione resta alta per i cristiani in Tunisia. Anche se non è cambiato molto, questo non significa che le cose siano necessariamente migliorate: i cristiani in tutto il Paese sono ancora a rischio di persecuzione e quelli che provengono dall’islam continuano a sopportare una pressione immensa. Inoltre, il Paese si trova nel mezzo di una crisi politica. Il presidente Kais Saied ha sciolto il Parlamento nell’agosto 2021 e ha destituito il Primo Ministro. Secondo molti osservatori sembra che egli stia consolidando il proprio potere, ma nessuno è ancora sicuro di cosa questo possa significare per la popolazione cristiana.
I convertiti dall’islam al cristianesimo sono coloro maggiormente esposti al rischio a causa di pressioni, abusi e minacce da parte della loro famiglia e della società che li circonda. La parte meridionale della Tunisia tende ad essere più conservatrice (ed è una zona in cui le milizie islamiche violente sono attive), quindi il rischio è maggiore in questa regione. Le aree urbane – in particolare la capitale Tunisi – tendono ad essere più tolleranti verso i cristiani, convertiti compresi.
In collaborazione con i partner locali e le chiese, Porte Aperte sostiene la Chiesa in Tunisia attraverso corsi di discepolato, distribuzione di letteratura cristiana, sviluppo socioeconomico, sostegno in preghiera da tutto il mondo e advocacy.
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