L’Arabia Saudita è una nazione conservatrice islamica e le altre religioni non possono essere praticate apertamente. Non sono permesse chiese ufficiali di alcuna denominazione cristiana. Questo rende l’Arabia Saudita uno dei pochi Paesi al mondo in cui le chiese sono proibite.
Molti cristiani nella nazione sono lavoratori migranti che provengono dall’Asia e dall’Africa. Costoro spesso sono sfruttati e sottopagati e si trovano ad affrontare discriminazione razziale e religiosa. Vi sono anche cristiani che provengono da altre parti del mondo. I cristiani stranieri hanno severe restrizioni nella condivisione della loro fede cristiana e nell’incontrarsi per celebrare dei culti comunitari. Nel farlo rischiano detenzione o espatrio.
Nel Paese è presente un esiguo numero di cristiani sauditi. La conversione dall’islam al cristianesimo non è accettata dalla legge islamica, motivo per cui molti sono costretti a vivere come credenti nascosti. Se scoperti, essi affrontano forte pressione, specialmente da parte delle famiglie. Nonostante i rischi, il piccolo numero di credenti sauditi sta a poco a poco crescendo, e alcuni di loro stanno coraggiosamente condividendo la fede cristiana attraverso internet e canali satellitari cristiani. Ciò causa loro severe ripercussioni da parte delle famiglie e dalle autorità.
I lavoratori stranieri che si convertono al cristianesimo spesso vivono insieme ad altri connazionali e questo li espone alle stesse pressioni che affronterebbero nelle nazioni di origine.
L’Arabia Saudita è una società conservatrice, patriarcale e islamica. Le donne sono quasi del tutto dipendenti dai propri familiari per il cibo, gli abiti e le abitazioni. Se una donna che si converte dall’islam al cristianesimo venisse scoperta, potrebbe perdere la sua sicurezza. Potrebbe essere inoltre esposta ad attacchi fisici o verbali da parte della famiglia. Come forma di punizione e di controllo delle libertà, le ragazze potrebbero essere segregate in casa e non avere l’opportunità di utilizzare i telefoni. In casi estremi la famiglia potrebbe fare ricorso al delitto d’onore.
Alcune convertite vengono costrette a sposare uomini musulmani conservatori, come misura correttiva. In alcuni casi esse diventano le seconde mogli. Le donne sposate che si convertono al cristianesimo potrebbero subire divorzi (con conseguenti difficoltà economiche) e perdere la custodia dei propri figli. Le donne che lavorano come domestiche nella Penisola Araba, molte delle quali cristiane o comunque non musulmane, sono esposte a un trattamento terribile. La violenza sessuale è all’ordine del giorno e spesso viene praticata nell’impunità.
La società saudita, di vedute strettamente islamiche, monitora da vicino ogni forma di deviazione dai suoi standard comportamentali. I convertiti cristiani di origine musulmana rischiano di essere umiliati pubblicamente, picchiati, imprigionati, espulsi dalle case, abusati verbalmente e minacciati. La famiglia di un convertito potrebbe diffondere bugie sul suo conto per coprire il motivo reale di questi maltrattamenti. Questo aggiunge vergogna al danno psicologico che il convertito già prova.
Anche la famiglia del convertito subisce gli effetti della sua conversione. L’uomo è il capofamiglia e solitamente l’unico che percepisce un reddito. Se un convertito viene imprigionato, l’intera famiglia subirà le conseguenze della perdita economica e il rischio di povertà. Alla luce di tali rischi, molti convertiti scelgono di vivere come credenti nascosti.
“Ringraziamo Dio per i Suoi doni e per voi, che siete rimasti al nostro fianco e mi avete aiutato. Oggi sento di poter tornare a vivere nuovamente.” Adam è un cristiano che ha dovuto lasciare l’Arabia Saudita dopo essere stato imprigionato per la sua fede.
La nazione è scesa di qualche posizione nella World Watch List rispetto allo scorso anno. Questo a causa di una diminuzione della violenza contro i cristiani. Non ci sono state notizie di cristiani arrestati, condannati, costretti a sposarsi né sono state riportate notizie di atti vandalici contro case o proprietà di cristiani. Ad ogni modo, la violenza fisica contro i convertiti resta alta. Alcuni di loro sono stati costretti a lasciare le proprie abitazioni.
In Arabia Saudita il livello di persecuzione è generalmente lo stesso in tutta la nazione, anche se il controllo sociale è maggiore nelle aree rurali. I sauditi convertiti dall’islam al cristianesimo affrontano pressioni maggiori. Sono pochi e generalmente vivono la loro fede in segreto. Se scoperti, gli uomini e i ragazzi possono essere costretti ad abbandonare le case, mentre le donne e le ragazze possono essere isolate nelle proprie case e subire abusi. Sia uomini che donne possono essere uccisi per ripristinare l’onore della famiglia.
Porte Aperte sostiene il Corpo di Cristo nella Penisola Araba organizzando preghiere, distribuendo risorse bibliche e fornendo formazione ai credenti e ai pastori.
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