Negli ultimi anni l’Indonesia ha assunto una fisionomia islamica più conservatrice. Questo comporta pressioni sui cristiani, specialmente su quelli di origine musulmana. Gli indonesiani cresciuti come musulmani e poi diventati cristiani, potranno andare incontro a disapprovazione, pressioni intense per tornare all’islam, abusi verbali e perfino isolamento sociale. In alcuni casi le famiglie potrebbero ritirare il loro sostegno e le donne sposate potrebbero trovarsi a dover mantenere segreta la nuova fede per evitare la minaccia che i mariti divorzino da loro. Alcune donne subiscono parecchi abusi psicologici, comprese minacce di morte, per il fatto di essere cristiane praticanti.
Grazie a un’efficace polizia antiterrorismo, la violenza fisica esercitata contro i cristiani da parte degli estremisti islamici non è diffusa, ma molti nuovi cristiani in Indonesia potranno cercare di lasciare la loro comunità di origine e trasferirsi altrove per sfuggire alle vessazioni. Specialmente nelle aree rurali, quando una chiesa viene percepita come molto attiva nella predicazione e diffusione del Vangelo essa potrebbe incontrare opposizioni da parte dei gruppi estremisti islamici. In alcune regioni dell’Indonesia, le chiese non tradizionali fanno fatica a ottenere i permessi per gli edifici ecclesiastici, con le autorità che spesso ignorano tali richieste.
Nelle zone rurali, le donne sposate che si convertono al cristianesimo rischiano il divorzio. Questo significa per loro la perdita della sicurezza fisica ed economica. È una minaccia importante usata come deterrente, anche se raramente attuata. Tuttavia, le donne a volte affrontano violenze domestiche insieme ad abusi psicologici e verbali, comprese minacce di morte.
In alcune province, come quella di Aceh, le donne sono tenute a indossare abiti islamici (hijab) e le donne cristiane che non si conformano a tale richiesta possono andare incontro ad atti di bullismo, interrogatori ed essere etichettate come donne immorali.
Personaggi maschili di spicco, come pastori e attivisti cristiani, sono i principali bersagli di molestie pubbliche. Possono andare incontro a accuse e interrogatori ed essere processati per atti quali incitamento all’odio religioso, a causa dell’uso improprio delle leggi sulla blasfemia. I ragazzi cristiani possono subire bullismo a scuola per il fatto di non essere circoncisi.
“Mia madre ha cercato di costringermi a tornare all’islam. Ha nascosto il riso in modo che io e la mia famiglia non potessimo mangiare. Il sostegno di Porte Aperte ci ha fornito un nuovo posto in cui vivere e una somma di denaro per avviare un’attività economica. Grazie. Non avete idea di quanto sia prezioso il vostro aiuto per me”. – Doni, credente di origine musulmana, disapprovata dalla sua famiglia.
La situazione dei cristiani in Indonesia non è cambiata molto nell’ultimo anno. Nonostante la minaccia di attacchi violenti da parte di estremisti islamici sembra essere messa a freno, ad eccezione di attacchi condotti da “lupi solitari”, continuano a verificarsi violenze contro i cristiani, compresi alcuni omicidi connessi alla fede.
Sono i cristiani di origine musulmana, ed in particolare le donne, ad affrontare rischi e pressioni maggiori. Nella provincia di Aceh viene applicata la sharia (legge islamica). Le chiese sono state chiuse su larga scala nell’ottobre 2015 e la costruzione di nuovi locali di culto è quasi impossibile. In questa area sono i cristiani ex musulmani ad affrontare pressioni maggiori.
I partner locali di Porte Aperte rafforzano i cristiani perseguitati in Indonesia fornendo Bibbie e libri cristiani, progetti di sviluppo socioeconomico e corsi di discepolato, corsi di resistenza alla persecuzione e aiuti umanitari.
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