In Nord Africa “turbare la fede di un musulmano” è considerato reato. Se i cristiani diffondono la propria fede, rischiano l’arresto e accuse legali. In un simile contesto i cristiani ex musulmani marocchini subiscono forti pressioni per rinunciare alla loro fede, sia nella sfera pubblica che in quella privata. La punizione per i convertiti prevede la perdita dei diritti di successione e la negazione della custodia genitoriale. In alcuni casi, i cristiani vengono arrestati e multati per il solo fatto di possedere una Bibbia o per aver discusso del cristianesimo con un musulmano.
Tuttavia, le leggi contro il proselitismo non sono le uniche a mettere in pericolo i cristiani. Con estremisti islamici attivi nella regione, i cristiani rischiano attacchi violenti per via della propria fede. Nella sfera pubblica, i cristiani diventano bersaglio di interrogatori governativi, pestaggi o incarcerazioni. Sul luogo di lavoro possono essere aggrediti dai colleghi o perfino licenziati a causa della propria fede. Molti cristiani vengono discriminati durante la ricerca di un impiego e trovare lavoro diventa quasi impossibile.
La distribuzione di risorse cristiane è limitata e molti credenti possono essere aggrediti o perfino picchiati e incarcerati se sorpresi con una Bibbia. Anche online i cristiani possono ricevere messaggi violenti contro di loro e la propria fede. La pressione da parte della famiglia e della società può indurli all’isolamento o a trasferirsi altrove; tale pressione complica la possibilità di fondare e coltivare qualsiasi forma di comunità cristiana.
In Nord Africa, le donne hanno meno opportunità economiche rispetto agli uomini e uno status personale inferiore; pertanto, la loro indipendenza viene repressa. In genere, le donne dipendono dagli uomini per la propria sicurezza economica. Lo stupro viene usato come forma di punizione per le donne cristiane. Tale atto non solo traumatizza la vittima, ma è anche un’offesa all’onore della donna e, di conseguenza, a quello della sua famiglia. Lo stupro viene anche usato come strumento di minaccia per riportare le donne all’islam.
Le donne cristiane di solito non rivelano la propria fede a causa delle severe conseguenze in cui potrebbero incorrere; se sono sposate con un musulmano rischiano il divorzio, la violenza fisica, l’espulsione o la negazione della custodia genitoriale. Le convertite potrebbero essere confinate in casa o essere costrette a sposarsi come “misura correttiva”. Le donne cristiane che utilizzano internet come mezzo per contrastare l’isolamento possono ricevere molestie anche in rete a causa della loro fede.
Gli uomini cristiani di origine musulmana vengono percepiti come una vergona per le proprie famiglie; di conseguenza, queste ultime possono ostracizzarli, privarli di un sostegno finanziario e negar loro i diritti ereditari.
La violenza contro i cristiani in Marocco è aumentata nell’ultimo anno, soprattutto per l’aumento degli attacchi agli edifici ecclesiastici, fra cui le chiese domestiche. La pressione resta estremamente diffusa in molte sfere della vita.
I cristiani di origine musulmana sono i più vulnerabili alla persecuzione religiosa, in particolare nelle aree rurali poiché più conservatrici. La maggior parte dei convertiti vive nelle aree urbane dove è più facile fuggire dalle pressioni familiari e comunitarie.
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