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Mondo buddista: un’intolleranza sempre meno pacifica

NELLA FOTO: Momenti di comunione in una chiesa domestica del Sud-est asiatico

Mondo buddista: un’intolleranza sempre meno pacifica

In diversi Paesi del Sud-est asiatico la persecuzione dei cristiani ex-buddisti sta crescendo esponenzialmente.

Camminando per le strade delle città di Vientiane, Mandalay e Thimphu si possono ascoltare litanie, gong e invocazioni agli spiriti degli antenati. I monaci passeggiano sotto le prime luci dell’alba mentre i fedeli offrono loro del riso, i templi brillano di un bagliore dorato e il profumo dell’incenso aleggia nell’aria. Un mondo di pace? Un pastore del Bhutan, Paese a maggioranza buddista, ha affermato quanto segue:

“Si dice che il Buddismo sia pacifico… e in una certa misura è vero, ma siamo perseguitati anche se “pacificamente”. I cristiani, infatti, sono visti come una maledizione”.

Agli occhi dei buddisti la presenza cristiana o di altre minoranze religiose distrugge l’armonia sociale. Uno dei nostri partner locali, per esempio, ci ha riferito che nel nord del Laos tre famiglie cristiane sono state cacciate dal loro villaggio per il timore che la loro presenza irritasse le divinità.

Un pastore locale ci ha inoltre spiegato: “In alcune società buddiste, i cristiani sono visti come una maledizione. Da un punto di vista politico, invece, i cristiani sono accusati di distruggere la cultura del Paese”.

Con l’avvento del nazionalismo religioso, quando cioè la religione diventa fattore principale dell’identità di un Paese e dei suoi abitanti, il buddismo mostra importanti segni di preoccupazione rivolgendosi principalmente alle fasce di età più giovani nel tentativo di custodire i suoi seguaci.

“I monaci buddisti incitano la popolazione a opporsi ai cristiani che vivono la loro fede apertamente e testimoniano di Gesù”, ha affermato un cristiano locale.

I cristiani ex-buddisti vengono regolarmente arrestati dalle autorità e sempre più spesso respinti dalle loro comunità. Le famiglie li escludono privandoli dei loro beni, arrivando fino a picchiarli a motivo della fede. Nonostante questo, i perseguitati rimangono fermi e riposano nelle promesse di Dio: “Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli” – Matteo 5:10

In Paesi come Laos, Myanmar, Bhutan e Sri Lanka, la Chiesa è viva e in crescita, mentre i nostri partner locali si impegnano nel preparare i cristiani alla persecuzione e rendere le famiglie in grado di affrontarla al meglio.

Porte Aperte/Open Doors rafforza i cristiani in contesti buddisti attraverso formazione biblica e sostegno socio-economico, incoraggiando a sperimentare la vera pace di Dio e a renderla visibile in territori sempre più ostili al Vangelo di Gesù.