Uganda: la morte di Amina non è stata vana
Uganda: la morte di Amina non è stata vana
Quando le Forze Democratiche Alleate (ADF) hanno attaccato i dormitori della scuola secondaria di Lhubiriha, a Mpondwe, in Uganda, lo scorso 16 giugno, 37 studenti hanno perso la vita. Tra questi Amina, una ragazza rigettata dalla famiglia per aver scelto di seguire Cristo. Il suo corpo senza vita è stato ritrovato il 3 luglio scorso, in una foresta della vicina Repubblica Democratica del Congo (RDC).
Nata il 20 luglio 2007 da genitori musulmani, Amina avrebbe compiuto 16 anni questo mese. La sua conversione a Gesù, avvenuta insieme alla madre il 2 giugno del 2022, aveva generato forti conflitti in famiglia, specialmente con il padre, un musulmano radicale.
Dopo il ritrovamento del corpo, durante il funerale condotto dal pastore di Amina, “uno dei familiari musulmani ha messo in discussione l’operato di chi compie atti violenti in nome di Allah, palesando seri dubbi in merito alla sua stessa fede islamica”. Questo è quanto riferisce uno dei nostri partner, sul posto al momento dei fatti.
L’uomo, dopo aver ascoltato il Vangelo e deciso di donare la sua vita a Cristo, ha immediatamente subito forti pressioni dalla famiglia. “Mi è stato detto che non posso continuare a vivere. Che devo essere ucciso. Non nego che ho paura ma confido in Gesù”, ha affermato.
Chiediamo di continuare a pregare per le tante famiglie in lutto a motivo dalla violenza anticristiana in Africa, come anche per la protezione dei familiari cristiani ex-musulmani di Amina, e di seguire la campagna Arise Africa, lanciata a maggio di quest’anno da Porte Aperte Open Doors.