Ogni persona di etnia malese dovrebbe, secondo il governo, essere un musulmano, per cui i convertiti dall’islam al cristianesimo sperimentano la maggior parte delle persecuzioni. Sono visti come se si stessero facendo beffe della Costituzione oltre che di tutta la società, compresi i propri familiari e conoscenti. I Cattolici Romani ed i Metodisti sono sotto stretto controllo delle autorità e delle organizzazioni non governative, mentre i gruppi protestanti non tradizionali sono presi più spesso di mira, dato che tendono ad essere più attivi nel testimoniare la loro fede.
I punteggi sono aumentati in ogni categoria esclusa la voce “Violenza”, spingendo la Malesia in su di due posizioni nella lista.
I cristiani ex musulmani nascondono spesso la loro fede e si riuniscono in segreto. Se scoperti, rischiano di essere rigettati dalla loro famiglia, o forzati a divorziare dal proprio coniuge. In certi casi possono essere mandati in campi rieducativi, o semplicemente spariscono.
Le chiese sono monitorate dal governo, ed è illegale condividere il vangelo con i malesi musulmani.
Il fatto che il destino del pastore Raymond Koh, rapito nel Febbraio 2017, non sia ancora chiaro e che, come dichiarato nel rapporto finale della Commissione per i Diritti Umani del paese, i servizi segreti della polizia fossero coinvolti nel suo rapimento, ha fatto rabbrividire la comunità cristiana della Malesia.
pseudonimi
Nora:
“Mio marito è cristiano. Io sono nata musulmana. Non ci siamo sposati in chiesa. Non abbiamo avuto nemmeno un matrimonio civile, ed infatti non siamo ufficialmente sposati. Se dovessi avere dei figli, e le autorità islamiche scoprissero che sono cristiana, mi verrebbero tolti.
Per noi è ‘impossibile’ avere dei bambini!”
(In Malesia, la legge prevede che i non-musulmani si convertano all’islam per sposare un musulmano. In caso contrario, il loro matrimonio è ritenuto illegale ed i coniugi vengono condannati dai tribunali della Sharia)
Aina, una credente ex musulmana:
“All’inizio, le chiese erano molto caute ad accoglierci, perché avremmo potuto metterle nei guai. Io non posso partecipare attivamente nella chiesa. Capisco la situazione, e non voglio creare problemi a nessuno. Adesso mi permettono di stare dentro per tutta la durata del culto, e per questo sono davvero grata.”
Porte Aperte aiuta i cristiani che vivono sotto il governo islamico e subiscono discriminazioni razziali/religiose. Lo scopo del nostro lavoro include:
Pregate per la protezione sugli incontri segreti di credenti ex musulmani. Pregate che questi tempi di incontro siano incoraggianti ed unificanti.
Pregate per i nuovi convertiti che vengono spesso cacciati dalle loro case, isolati dalle loro famiglie e comunità, e mandati in campi di rieducazione islamica. Pregate che abbiano forza e coraggio.
La Malesia ha assistito recentemente ad un’instabilità politica, sociale e religiosa. La costituzione definisce le persone di etnia malesiana come musulmani. Per questa ragione, i malesiani non possono lasciare l’islam, e a coloro che praticano altre religioni è vietato condividerle con altri malesiani musulmani.
Pregate che ci sia un cambiamento di rotta in Malesia.
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