In Etiopia, la persecuzione spesso dipende dalla denominazione di appartenenza o dal luogo di residenza. Per via della relazione speciale che il governo ha con la Chiesa Ortodossa Etiope, le altre denominazioni -soprattutto gli evangelici e i pentecostali- vengono perseguitati dallo Stato e dalla Chiesa Ortodossa Etiope. Coloro che abbandonano la Chiesa Ortodossa per frequentare denominazioni differenti sono soggetti alle pressioni da parte della famiglia e delle comunità. Possono andare incontro a maltrattamenti. In aggiunta, le chiese possono subire restrizioni nel tenere incontri e servizi.
L’altro maggiore fattore persecutorio in Etiopia è l’estremismo islamico. In particolare, nelle aree orientali e sud-orientali del paese. Aree in cui i convertiti cristiani di origine musulmana possono essere maltrattati e oppressi dalle proprie famiglie e dalle comunità in cui vivono. In alcune di queste regioni, ai cristiani è vietato l’accesso alle risorse comunitarie. Vengono ostracizzati e discriminati. Alcuni cristiani sono soggetti a episodi di violenza quando gli estremisti islamici attaccano le chiese e le case.
Le donne sono soggette a particolari forme persecutorie. Donne cristiane sono state costrette a sposare uomini non cristiani e a rinnegare la propria fede. Quando una donna residente in un’area non cristiana, si converte al cristianesimo, è molto probabile che riceverà una richiesta di divorzio dal marito. In questo caso potrebbe anche perdere la custodia dei figli.
La persecuzione delle donne cristiane in Etiopia spesso avviene mediante rapimenti o matrimoni forzati con uomini non cristiani. Tali matrimoni sono comuni per le bambine che hanno anche meno di undici anni. Alcune fonti comunicano che tali matrimoni continuano a essere presenti nelle aree rurali del paese. In queste aree, le ragazze cristiane (soprattutto coloro che si sono convertite al cristianesimo) vengono costrette a matrimoni forzati preparati dalla famiglia; nel caso di rapimenti, i rapitori costringono le vittime a sposare persone appartenenti a una religione diversa. Per via di questo “matrimonio”, ci si aspetta che la moglie cristiana abbracci la religione del marito.
Lo stupro (a cui non segue il matrimonio forzato) è utilizzato come arma per punire le donne o le ragazze cristiane. La conversione al cristianesimo, vista come un crimine, porterà la donna a essere isolata dalla società. Per questa sua scelta di fede, non sarà più in grado di sposarsi o di continuare gli studi. La sua famiglia soffrirà a causa di questa onta.
Nel caso in cui una moglie musulmana si converta al cristianesimo, il divorzio sarà quasi automatico. Anche se il coniuge non fosse intenzionato a divorziare, sarebbe sottoposto a pressione da parte della sua famiglia al fine di “preservare” il nome della famiglia e i figli dalla “corruzione”. Nelle aree in cui il cristianesimo è minoritario è molto probabile che le sentenze di divorzio verranno emanate al di fuori dei tribunali. Gli anziani che presiedono i consigli tribali vedono la fede cristiana come una deviazione pericolosa, la cui espansione deve essere prevenuta all’interno della tribù. Gli anziani delle corti tribali affideranno al marito musulmano la custodia dei figli.
Le donne cristiane affrontano anche difficoltà nei casi di diritto ereditario, per via della loro conversione. È stato riferito che questa pratica affligge molte donne.
Gli uomini cristiani in Etiopia sono maggiormente esposti agli attacchi fisici e alla dislocazione, rispetto alle donne cristiane. Culturalmente, le famiglie si aspettano che i ragazzi aiutino durante i tempi difficili, quindi attaccare gli uomini e i ragazzi è considerata una mossa strategica. È stato riportato che i nuovi convertiti possono essere costretti a lasciare le loro case e i villaggi, venendo dispersi in altre aree. E questo per via della loro fede.
Inoltre, i ragazzi e gli uomini possono essere forzatamente reclutati per fare parte dei gruppi miliziani. Sono anche presi di mira con torture e assalti. Rapimenti, minacce e imprigionamenti strategici degli uomini hanno un grande impatto sulle famiglie cristiane, insieme alla separazione e alla vita nei campi.
“I miei familiari sono musulmani e pregano cinque volte al giorno. Dal momento in cui ho creduto in Gesù Cristo, ho smesso di pregare con loro. Mi hanno accusato di aver contaminato la nostra cultura. In effetti, mi hanno detto che avevo tradito loro e la loro fede. Mi hanno costretto a lasciare la casa. Si sono rifiutati di fornirmi cibo e ricovero. Hanno persino minacciato di uccidermi. Pensavano che sarei tornato sulle mie decisioni a causa della fame. Nonostante tutte queste cose, la protezione di Dio è stata su di me”.
L’Etiopia ha guadagnato tre posizioni nella WWList 2021 rispetto all’anno passato. Questo soprattutto per via dell’incremento della violenza contro i cristiani. Durante la pandemia dovuta al COVID-19, i cristiani sono stati presi di mira e discriminati per via della loro fede durante la distribuzione degli aiuti governativi. Ad alcuni di loro è stato negato qualsiasi aiuto.
Dal punto di vista geografico, la persecuzione in Etiopia dipende dal tipo di fattore persecutorio dominante. Ad esempio, i luoghi in cui i cristiani sono perseguitati perché hanno abbandonato la Chiesa Ortodossa per aderire a una denominazione differente sono: la regione di Amhara, il Tigré e alcune parti dell’Oromia. I cristiani perseguitati nelle aree a maggioranza musulmana, soprattutto i convertiti dall’islam, si trovano in alcune aree orientali e occidentali dell’Oromia, di Afar e della regione somala.
Attraverso i partner locali e le chiese, Porte Aperte è stata attiva in Etiopia dagli anni ’80 del secolo scorso. Il nostro lavoro si focalizza nell’equipaggiare i cristiani per svolgere il loro ministero, qualunque esso sia: dal guidare una congregazione perseguitata, alla predicazione del Vangelo, o all’aiuto rivolto ai nuovi credenti per farli crescere nella conoscenza di Cristo. Aiutiamo inoltre i cristiani a saper convivere con quelle che sono le ripercussioni emotive e fisiche della persecuzione. Realizziamo questo mediante l’offerta di sostegno e formazione per i responsabili delle chiese locali e dei membri, preparando anche i seguaci di Gesù ad essere pronti per affrontare la persecuzione.
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