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Giordania
Leader
Re Abdullah II
Popolazione
10.209.000
Cristiani
180.000
Religione principale
Islam
Governo
Monarchia costituzionale parlamentare

Livello di persecuzione

Violenza
2
Vita di chiesa
12.4
Vita civile
11.6
Vita sociale
11.4
Vita famiglia
13.9
Vita privata
13.1

Giordania

Fonti di persecuzione (elencate in ordine di intensità):

  • Oppressione tribale (forte)
  • oppressione islamica (forte)

Che aspetto ha la persecuzione in Giordania?

Paragonati ai cristiani che vivono in altri paesi del Medio Oriente, i cristiani in Giordania vivono una vita sicura e stabile e godono di un livello relativamente alto di libertà religiosa. Il re Abdullah II e il suo governo sembrano tollerare e, a un certo livello, appoggiare le chiese riconosciute. Molti credenti in Giordania appartengono alla Chiesa Ortodossa o alla Cattolica Romana. Tuttavia, i cristiani vivono ancora discriminazioni sul lavoro e limitazioni rispetto alla predicazione pubblica. Le chiese non riconosciute, soprattutto quelle che svolgono attività evangelistiche, possono subire vessazioni da parte delle autorità pubbliche. Anche se la Giordania si presenta come simbolo di tolleranza e di dialogo interreligioso, i musulmani radicali sunniti e i jihadisti che ritornano dalla Siria e dall’Iraq continuano a costituire una minaccia per la comunità cristiana. Inoltre, un’aperta testimonianza di fede da parte di un cristiano di origine musulmana potrebbe sfociare in percosse, arresti e perfino la morte. I cristiani che sono attivi nell’evangelizzazione e/o aiutano i cristiani ex-musulmani subiscono minacce e vessazioni nella vita quotidiana. Le pressioni sono gravi per i cristiani che appartengono a questi gruppi. La Giordania ha un numero proporzionatamente alto di musulmani salafiti che possono rappresentare un pericolo potenziale per i cristiani e per altre minoranze religiose che vivono nel paese. Il governo, nel tentativo di tenere a freno l’estremismo islamico, continua a controllare i sermoni delle moschee ed esige che i predicatori si astengano dal parlare di politica per evitare disordini politici e sociali.

In che modo le donne sperimentano la persecuzione?

Di tutte le categorie della comunità cristiana in Giordania, le cristiane convertite dall’islam sono le più vulnerabili alla persecuzione per via della loro fede. Tuttavia, anche altre donne cristiane devono affrontare l’ineguaglianza, soprattutto se i mariti sono anch’essi convertiti dall’islam. Per le donne convertite, la pressione proviene soprattutto dalla famiglia. Quando una cristiana convertita vive ancora con la famiglia musulmana, rischia la segregazione domestica e perfino molestie sessuali o stupro, nel caso in cui la sua fede venisse scoperta. Anche se i matrimoni combinati non sono rari in Giordania, le donne convertite subiscono l’ulteriore minaccia di un matrimonio forzato nello sforzo di mantenere unita la famiglia. Si può giungere ai delitti d’onore; un rischio reale per le convertite che vivono nelle aree rurali.

Le cristiane ex-musulmane ufficialmente non possono sposare uomini cristiani. Anche se si sposassero all’estero, lo Stato non riconoscerebbe tali matrimoni. Le donne cristiane in genere possono solo sposare uomini musulmani se si convertono all’islam, come deciso dal sistema di registrazione religioso. É particolarmente complicato per le donne di origine cristiana sposare dei cristiani ex-musulmani, perché i loro futuri mariti sono ancora considerati musulmani. Quando sposate a uomini non cristiani, le donne convertite rischiano abusi e minacce di morte, che spesso le costringono a fuggire. Sono anche soggette a limitazioni nei viaggi e negli spostamenti. I divieti di viaggiare possono essere imposti dalle autorità, ma anche dai membri della famiglia. Se una convertita infrange tale divieto, può essere intentato un processo per «viaggio senza permesso». L’atteggiamento della famiglia della sposa è fondamentale in tale contesto. Nei processi intentati dalle corti della Sharia, i giudici possono annullare i matrimoni della convertita, e attribuire l’affido dei figli a un membro della famiglia musulmana che non è il genitore, o sottoporre i bambini alla tutela dello Stato e trasferire i diritti di proprietà di un individuo ai membri della famiglia musulmana. Se un marito musulmano e una moglie non musulmana sono divorziati, la moglie perde automaticamente l’affido dei bambini quando compiono sette anni, a differenza delle donne musulmane (come diffuso da Al-Jazeera nel dicembre 2015).

In che modo gli uomini sperimentano la persecuzione?

Sotto la legge della Sharia, i matrimoni tra donne musulmane e uomini non musulmani non sono permessi. Perché il matrimonio sia legale, l’uomo deve convertirsi all’islam. È impossibile un matrimonio legale tra un uomo cristiano che non si converta all’islam e una donna cristiana di origine musulmana. La Sharia decreta anche che se una cristiana si converte all’islam, pure il marito è costretto a convertirsi al fine di mantenere legale il matrimonio. I cristiani di origine musulmana vivono ulteriori difficoltà in una cultura basata sul senso di onore e vergogna, nel caso in cui le famiglie li rifiutassero e li cacciassero dalle loro case per via delle scelte religiose.

Il risultato di tali problemi può spingere questi cristiani a emigrare. Anche se sembra un’emigrazione dettata da motivi economici, in realtà si basa sulla situazione determinata dalla loro fede cristiana. Le partenze indotte delle famiglie cristiane, per motivi connessi alla fede, hanno un effetto potenzialmente negativo sulla futura leadership della Chiesa, perché le Chiesa Ortodossa e Cattolica avranno a disposizione meno uomini da preparare per la conduzione delle comunità.

La parola a “Tareq”

“Quando (il leader di un gruppo di studio biblico pregava con me) ho sentito lo Spirito Santo che scendeva su di me. Quel momento ha cambiato la mia vita. Ero uno spaccone prepotente. Ora sono un membro impegnato di questi gruppi, e partecipo a uno studio biblico due volte a settimana. Sono una nuova creatura ora, in Gesù Cristo. Mi sento sempre più simile a Lui”.

Cosa è cambiato quest’anno?

La Giordania è scesa di cinque posizioni nel WWL, ma i livelli di persecuzione sono rimati stabili rispetto all’anno scorso. La violenza contro i cristiani rimane molto bassa, ma la pressione in tutte le sfere della vita restano invariate. La posizione più bassa della Giordania quest’anno è soprattutto da attribuire all’aumento medio della persecuzione negli altri paesi sulla WWL

Chi è più vulnerabile alla persecuzione?

I musulmani che si convertono dall’islam sono i più vulnerabili alle persecuzioni, soprattutto quando la famiglia o la comunità si oppongono alla loro conversione. Le donne convertite al cristianesimo sono particolarmente vulnerabili. Inoltre, i cristiani che aiutano i cristiani ex-musulmani o che evangelizzano sono spesso bersaglio di comportamenti ancora più aggressivi.

In che modo Porte Aperte aiuta i cristiani in Giordania?

Porte Aperte lavora in collaborazione con i partner locali e le chiese in Giordania. Questi sforzi sono dedicati a fornire formazione ai cristiani, come pure sostegno, riabilitazione e ricerca, nelle situazioni che affrontano i seguaci di Gesù. Porte Aperte si impegna anche a cercare sostegno in preghiera per i cristiani in Giordania.

Soggetti di preghiera

  • Pregate per i cristiani che frequentano chiese non registrate. Pregate che siano in grado di continuare a partecipare ai culti e che la libertà religiosa che il governo ha promesso possa essere qualcosa di più che semplici parole.
  • Pregate per quei cristiani che hanno lasciato l’islam. Pregate affinché non siano oppressi o ostracizzati dalle loro famiglie e che possano essere al riparo dai maltrattamenti.
  • Pregate per i responsabili politici giordani, in modo che possano concedere più spazio alla libertà religiosa, e che la speranza di Gesù possa trasformare i loro cuori e le loro menti e che li conduca a seguirlo.

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