La pressione generale sui cristiani in Marocco rimane alta. E per chi si converte dall’islam, la pressione è ancora più alta. Costoro possono perdere i loro diritti ereditari o addirittura la custodia dei figli. I convertiti affrontano l’opposizione dei familiari, i quali non vogliono che pratichino la loro nuova fede pubblicamente: spesso questo significa che ai nuovi cristiani non è consentito battezzarsi, sposarsi o essere seppelliti in una chiesa o con una cerimonia cristiana. In particolare, nelle aree rurali, questi seguaci di Gesù affrontano anche l’ostilità della loro comunità locale e delle amministrazioni.
Anche il codice penale marocchino presenta delle complicazioni per i cristiani marocchini. Secondo tale codice, è considerato un atto criminale “minare la fede di un musulmano”. Chiaramente questo dipende ampiamente dall’interpretazione contestuale, ma in pratica significa che è molto difficile per un cristiano condividere la propria fede e ciò stronca la possibilità delle chiese di raggiungere le comunità in cui vivono. Inoltre, sostenitori cristiani sono stati presi di mira con attacchi violenti da parte di estremisti islamici.
Sebbene i diritti per le donne abbiano subito un’evoluzione nel corso degli ultimi 15 anni in Marocco, il che ha conferito alle donne più parità a livello legale, esse rimangono comunque in una posizione meno favorevole rispetto agli uomini. Ne risulta che le donne marocchine hanno meno libertà rispetto agli uomini e ci si aspetta che siano più legate alla casa, specialmente nelle zone rurali. Le donne cristiane di origine musulmana sono le più esposte a rischio all’interno dell’ambiente domestico. La persecuzione per le donne che si convertono si basa sulla possibilità di genitori e fratelli di controllare, opprimere e infine, obbligare le donne ad abbandonare la famiglia. La conversione dall’islam è socialmente inaccettabile e copre di vergogna la ragazza in quanto ribelle nei confronti della società.
La paura di uno scandalo per la conversione di una figlia spesso implica che le donne convertite vengano trattenute nelle loro case e in seguito vengano date in spose dalle loro famiglie nella speranza che il matrimonio le riporti all’islam. A volte l’oppressione è così intensa che la ragazza cede e accetta di sposare qualcuno che non condivide la sua fede. Nel caso in cui la donna convertita fosse già sposata, per molte ci sono pressioni e minacce di divorzio da parte del marito, una volta scoperta la fede cristiana. Molte sono state costrette a divorziare e rinunciare ai propri figli.
Infine lo stupro, o la minaccia di stupro, è un tabù socialmente associato all’onore personale di una donna. L’elevato stigma rende lo stupro un potente strumento per la coercizione religiosa. Questo è il caso sia per le donne marocchine sia per le numerose donne sub-sahariane migranti in Marocco, le quali sono in parte cristiane. La violenza sessuale nei loro confronti non è solamente motivata dallo sfruttamento, ma anche dell’intolleranza religiosa.
Gli uomini che si convertono al cristianesimo affrontano spesso l’espulsione dalle loro famiglie, la discriminazione a livello istruttivo, problemi legati al lavoro o minacce di morte. Sono anche bersagli più facili rispetto alle donne per gli interrogatori amministrativi, pestaggi o incarcerazioni. Ciò nonostante, la gravità delle ripercussioni dipende dalla posizione sociale e politica all’interno della comunità cristiana.
Nella sfera domestica, gli uomini convertiti sono percepiti come fonte di vergogna per le loro famiglie visto l’abbandono dell’islam e sono quindi regolarmente ostacolati in seguito alla conversione. Se i convertiti sono ancora giovani e vivono con i propri genitori, potrebbero perdere il sostegno finanziario della loro famiglia. Se gli uomini sono già sposati, allora poterebbero rischiare l’abbandono della propria moglie, la cui famiglia metterà pressione sulla coppia e si riprenderà la propria figlia. Un convertito può praticamente essere privato della sua eredità.
Anche l’occupazione è un punto particolarmente stressante per gli uomini, perché spesso sono loro quelli che sostengono la famiglia; la loro conversione potrebbe costargli la perdita del lavoro. Diversamente, i cristiani vengono a volte accusati di convertirsi per un guadagno finanziario, perché il cristianesimo viene associato all’opulenza della società occidentale.
Ogni anno, ci sono resoconti di svariati uomini cristiani che vengono arrestati per il solo possesso di una Bibbia o per aver discusso la fede cristiana con un musulmano. Le molestie possono essere accompagnate da multe e violenza fisica.
“Io e mio padre stavamo guardando la TV, e c’era un programma su una scuola musulmana che insegnava il Corano a dei bambini piccoli. Ero contraria a questa idea, quindi provai a parlarne e gli dissi che ero contraria al fatto che quei salafiti [estremisti] insegnassero il Corano ai bambini. Mio padre mi disse di andarmene di casa.”
Il Marocco è sceso di una posizione nella World Watch List 2021, rispetto alla World Watch List 2020. Nonostante ciò, la persecuzione è di poco cresciuta, principalmente perché sta aumentando la pressione all’interno della sfera familiare, comunitaria e della chiesa. La violenza è diminuita leggermente, ma non abbastanza da poter alterare significativamente le prospettive per i cristiani in questa nazione del Nordafrica.
Coloro che accettano Gesù provenendo dall’islam sono quelli che rischiano di più in Marocco, per via dell’oppressione della famiglia, della comunità e delle amministrazioni. Comunque il livello di persecuzione può variare da zona a zona. Per questo motivo i convertiti decidono di vivere in aree urbane, dove è più facile scappare dalla cultura islamica più conservatrice presente nelle zone rurali.
In collaborazione con partner e chiese locali, Porte Aperte sostiene la chiesa in Nordafrica in svariati modi. Attraverso i partner, Porte Aperte offre corsi, distribuisce letteratura cristiana, offre microcrediti, servizi di sostegno attraverso differenti canali media e formazione per la difesa dei diritti dei cristiani. Porte Aperte supporta i credenti in Marocco anche attraverso la preghiera.
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