La pressione sui cristiani è molto elevata. Sebbene ogni aspetto della vita di un credente sia sottoposto a una pressione elevata, le più gravi forme di persecuzione provengono dalla famiglia e dalla comunità. Questo è particolarmente evidente nei cristiani che si sono convertiti dall’islam, perché spesso la loro nuova fede è contrastata – a volte anche violentemente – sia dalla famiglia che dalla comunità. Inoltre, è difficile, se non impossibile, per i convertiti dall’islam vivere apertamente la loro fede se vogliono evitare pressione e opposizione.
Moltissimi di questi convertiti scelgono di nascondere la loro fede e non possono adorare apertamente né vivere come cristiani. L’ostilità e le pressioni che affrontano, provenienti dalla società circostante, rendono pericoloso condividere la loro fede con i familiari, i parenti, i vicini, gli amici e i colleghi. Hanno anche difficoltà a riunirsi per adorare e difficoltà a fare amicizia con altri cristiani a causa del rischio di essere scoperti, soprattutto se sono controllati dai servizi di sicurezza tunisini.
Altre fonti riportano la realtà attuale. Priscilla Hwang, scrittrice e giornalista della CBC (Canadian Broadcasting Corporation), ha recentemente condotto un’approfondita indagine sulla situazione dei cristiani in Tunisia. Scrive: “I cristiani in Tunisia affrontano discriminazione e sono bersagliati, cosa che è sovente ignota e nascosta all’occhio del pubblico. Questo avviene nella loro vita quotidiana. A causa della loro identità cristiana, molti sperimentano insicurezza per quanto riguarda il lavoro, abbandono da parte della famiglia, degli amici e delle fidanzate; sono vittime di abusi verbali, psichici e fisici”.
In Tunisia le donne e le ragazze cristiane sono particolarmente soggette, come forme di persecuzione religiosa a: molestie sessuali, violenza domestica, allontanamento dalla famiglia e a matrimoni forzati. La fonte principale di persecuzione per le donne in Tunisia è da ricercarsi nella principale figura maschile della famiglia: per una donna single può essere il padre, il fratello o un altro membro della famiglia che segue nella linea maschile. Per una donna sposata tale figura è il marito o il fidanzato. La conversione dall’islam è vietata e la convertita rischia di essere emarginata dalla famiglia e dalla comunità e soffrire violenza fisica o essere vittima di delitto d’onore se viene scoperta la sua nuova fede.
Inoltre, le donne cristiane che lasciano l’islam possono essere recluse nelle loro stesse case e subire violenza anche dai membri della famiglia. Si può chiedere il divorzio dalla moglie convertita e ottenere la custodia dei figli.
Gli uomini cristiani che si convertono affrontano intimidazioni, percosse e minacce di morte. Lasciando l’islam coprono di vergogna le loro famiglie e, pertanto, sono verosimilmente emarginati.
Pressate dalle famiglie, le mogli musulmane lasciano sovente il marito convertito, il quale può essere escluso dall’eredità o persino dalla possibilità di disporre dei suoi beni. Gli uomini convertiti subiscono anche la perdita del lavoro e l’esclusione dai circoli sociali. Inoltre, quando un cristiano è perseguitato, la sua famiglia diventa vulnerabile e manca di protezione.
“La mia famiglia pensa che io sia musulmana. Solo mia madre sa che sono cristiana e lo accetta. Mio padre non ne sa nulla. È un uomo buono ma, ogni tanto, mostra l’altro suo volto. Non si sa come reagirebbe se gli dicessi che sono cristiana”.
Quest’anno la Tunisia è salita di qualche posizione nella WWList a causa di un riferito aumento della violenza contro i cristiani e contro i loro beni. Un gran numero di edifici cristiani, di case e negozi di proprietà di cristiani sono stati attaccati. Inoltre, vi è stato un aumento della pressione nella vita comunitaria. La situazione dei cristiani tunisini continua a variare in base alle zone e, in alcune regioni, il sentimento anticristiano contro le persone e le chiese è significativo. La pressione sui cristiani – soprattutto quelli convertiti dall’islam – continua ad essere forte in tutti gli aspetti della vita.
I cristiani convertiti dall’islam hanno più da temere, sovente dai membri stessi della loro famiglia e dalla società circostante. Questo è particolarmente vero nelle regioni conservatrici nel sud del paese. Le aree urbane, soprattutto la capitale Tunisi, offrono più occasioni ai convertiti di sfuggire alle pressioni familiari e culturali e qui essi vivono la loro fede più apertamente, grazie all’anonimato garantito dalla grande città. Gli estremisti islamici violenti sono attivi anche nelle zone meridionali di frontiera. Prendono di mira qualsiasi cristiano, sia straniero che connazionale, quando si presenta l’occasione.
In collaborazione con i partner e le chiese locali, Porte Aperte sostiene la chiesa in Tunisia in vari modi. Attraverso i partner locali, Porte Aperte fornisce corsi d’istruzione, distribuisce materiale cristiano, provvede aiuti socioeconomici, e corsi d’istruzione in materia legale per difendere i diritti dei cristiani tunisini. Porte Aperte sostiene i credenti tunisini anche per mezzo della preghiera.
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