Nelle Comore, scegliere di abbandonare l’islam per seguire Gesù è rischioso: chi lo fa non ha alternative se non quella di mantenere segreta la propria fede. In caso contrario, c’è il rischio di incorrere in accuse giudiziarie. Per i seguaci di qualsiasi religione, tranne che per i musulmani, è illegale condividere la propria fede, quindi qualsiasi cristiano che lo faccia può andare incontro a conseguenze legali. Si rischiano sanzioni pecuniarie e fino a un anno di carcere. In alcune zone del Paese, i gruppi estremisti minacciano i credenti mediante l’uso della violenza.
In molte famiglie comoriane, le donne ereditano le proprietà della famiglia, il che può ammortizzare l’impatto della persecuzione. Tuttavia, chi si converte al cristianesimo prima di aver ricevuto tale patrimonio è a forte rischio di essere diseredato, evento che può condurre alla povertà. Le donne single possono anche trovarsi di fronte alla prospettiva di un matrimonio forzato con un uomo di religione musulmana. Coloro che rifiutano di sposarsi possono essere ostracizzate dalle proprie comunità.
Le Comore vivono secondo regole societarie matriarcali, per cui i mariti sono tenuti a trasferirsi dai suoceri. Questo li rende economicamente dipendenti dalle loro famiglie allargate, il che può essere problematico se decidono di lasciare l’islam per diventare cristiani. Ciò può comportare abusi verbali, disparità di trattamento, negazione dei generi alimentari e divorzio. Gli uomini cristiani possono subire discriminazioni anche sul posto di lavoro.
“A soli tre giorni dalla mia decisione di seguire Cristo, casa mia è stata incendiata. Sono riuscito a salvare solo il mio computer portatile. Tutto ciò che avevo erano i vestiti che indossavo. Ho pensato che questo avrebbe messo alla prova per la mia fede in Cristo, ma l’ha rafforzata”. Titus è un cristiano ex musulmano.
Le Comore sono tornate nella Top 50 della World Watch List a causa dell’aumento delle pressioni da parte del governo e delle comunità locali, unitamente ad un incremento degli episodi di violenza denunciati. Il governo ha dichiarato pubblicamente che la libertà di religione è garantita solo agli stranieri che vivono nel Paese, non ai comoriani.
Il Paese è stato nella top 10 della World Watch List di Porte Aperte per un periodo negli anni ’90 e nella top 20 per diversi anni dopo. Malgrado l’aumento delle difficoltà per i cristiani, la situazione nel Paese è migliore rispetto a vent’anni fa.
Le persone che si convertono dall’islam sono maggiormente esposte al rischio di persecuzione.
Porte Aperte opera mediante partner locali per rafforzare la Chiesa perseguitata nelle isole dell’Africa orientale attraverso progetti di discepolato e di potenziamento economico.
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