Anni di conflitto e instabilità hanno creato un ambiente in cui la persecuzione ha potuto trarre vigore dall’impunità. Nelle poche aree controllate dai militanti islamici, i responsabili delle chiese tradizionali sono obiettivi primari per rapimenti o attacchi, dato che hanno una notevole visibilità pubblica. Tali atti vengono commessi per intimidire la comunità cristiana. Molti edifici ecclesiali sono stati demoliti o utilizzati come centri islamici. Sono state proibite le espressioni pubbliche della fede cristiana e i locali delle chiese non possono essere riparati o ripristinati. Anche nelle aree controllate dal governo la condivisione della fede cristiana e la conversione dall’islam vengono percepite come minacce alla stabilità sociale e quindi vengono pesantemente represse.
I cristiani di origine musulmana sperimentano particolari pressioni da parte delle loro famiglie e comunità perché la loro conversione viene considerata un affronto all’onore familiare. I convertiti rischiano di essere cacciati di casa. Nel nord del Paese le minoranze (cristiani inclusi) vengono perseguitate dalle forze turche e dalle milizie islamiche. Hanno subito attacchi, uccisioni, rapimenti e stupri. Alcuni siti religiosi sono stati seriamente danneggiati.
In Siria anni di conflitto ed estremismo hanno creato un ambiente in cui la violenza sessuale trova terreno fertile. Le donne e le ragazze appartenenti ai gruppi minoritari sono vulnerabili allo sfruttamento e possono essere vittime di sequestri, molestie sessuali e stupri.
Le donne e le ragazze cristiane sperimentano puntualmente molestie e discriminazioni in pubblico. Alcune donne, la cui fede cristiana è nota, hanno ricevuto aggressioni per strada, sono state discriminate sul lavoro o hanno avuto problemi durante le visite mediche.
Le donne che si convertono dall’islam al cristianesimo affrontano violenze e intimidazioni. Abbandonare l’islam viene percepito come una seria violazione dell’onore della famiglia, e le donne che commettono tale infrazione rischiano divorzio forzato (se sposate), violenza domestica, matrimonio forzato con un musulmano o, in casi estremi, morte. Se una donna subisse il divorzio a causa della sua fede cristiana potrebbe anche perdere la custodia dei figli, dato che secondo la legge islamica il diritto alla custodia dei figli spetta al coniuge musulmano. Perdere il supporto da parte della famiglia spesso diventa causa di estrema indigenza, dato che in Siria le donne hanno poche opportunità lavorative o di istruzione e sono per questo dipendenti economicamente dai mariti o dai padri.
La minaccia più incombente per gli uomini e i ragazzi è quella di venire arruolati nell’esercito siriano o in qualche altro gruppo militare. La leva militare è obbligatoria per tutti gli uomini che hanno compiuto 18 anni. Il rifiuto è punibile con multe onerose. Gli uomini cristiani affrontano discriminazioni all’interno dell’esercito. Non hanno modo di accedere ai ranghi maggiori e, se la loro carriera militare avanza, vengono costretti al pensionamento anticipato.
Anche i civili cristiani subiscono discriminazioni sul lavoro. Le promozioni vengono concesse ai musulmani. I cristiani di origine musulmana possono diventare vittime di bullismo sul posto di lavoro. Essi possono anche essere minacciati da parte delle loro famiglie, espulsi dalle case o, in casi estremi, brutalmente picchiati.
I responsabili cristiani vivono sotto la costante minaccia di essere rapiti. Durante la guerra molti di loro sono stati rapiti per motivi politici o economici. Parecchi non sono ancora stati trovati o salvati. Questo ha un impatto profondamente negativo sulle comunità cristiane. La comunità si frammenta una volta che il responsabile scompare o emigra.
“Si tratta di una crisi prolungata, della quale non si intravede la fine. Abbiamo avuto esperienze positive e negative. Ci sono state situazioni dolorose, persone uccise e feriti. Ma abbiamo anche visto la luce divina in mezzo alle tenebre”. Il pastore Edward gestisce un Centro di Speranza in Siria.
La Siria è salita di tre posizioni nella World Watch List, a causa, soprattutto, dell’aumento della violenza. Lo scorso anno tre cristiani sono stati uccisi a motivo della propria fede e almeno cinque sono quelli rapiti. Dozzine di chiese, monasteri, cimiteri cristiani e altri edifici vitali per la comunità cristiana sono stati attaccati, danneggiati o saccheggiati nelle zone occidentali e nordorientali del Paese, a causa degli intensi bombardamenti condotti dalle forze militari turche o da altri gruppi militari.
I cristiani vivono sotto particolare pressione nella provincia di Idlib, nel nord ovest della nazione, e nella provincia di Al-Hasaka, nel nord est. In questi luoghi l’ISIS ha attaccato i civili e le chiese. Le forze militari turche stanno operando apertamente in tutta la parte settentrionale del Paese, incluse le zone di Al-Hasaka e di Qamishli. Ciò rende queste aree particolarmente pericolose per i cristiani.
Lasciare l’islam è più pericoloso nelle zone nordorientali e nordoccidentali del Paese. I convertiti vengono ostracizzati dalle loro famiglie e dalle loro comunità. Nei casi più estremi potrebbero essere uccisi in modo da ripristinare l’onore della famiglia. Le donne cristiane sono vulnerabili alla persecuzione nelle zone controllate dagli islamisti. Nel nord-est della Siria, dove è ritornata la polizia religiosa dell’ISIS, sono tenute a coprirsi totalmente in pubblico per evitare le violenze.
I partner locali di Porte Aperte rafforzano la chiesa in Siria attraverso distribuzione di Bibbie, corsi di discepolato e corsi per responsabili di chiesa, cura dei traumi, sostegno pratico e fornitura beni di prima necessità ai rifugiati interni e mediante i Centri di Speranza, che sostengono i cristiani siriani e le loro comunità.
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