La Tunisia è musulmana al 99% e i cristiani tunisini, quasi tutti di origine musulmana, vengono discriminati dalla famiglia e dalla società.
La conversione dall’islam è socialmente inaccettabile. Se scoperti, i convertiti cristiani subiscono ostilità dalle loro famiglie, colleghi e amici. In alcuni casi, l’aggressione potrebbe degenerare in violenza fisica. Di solito, questa forte reazione avviene in segreto. In alcuni casi, i cristiani vengono abbandonati dalle loro famiglie e rigettati dai loro amici. Anche i loro impieghi potrebbero essere a rischio.
La maggior parte dei cristiani convertiti non può adorare apertamente e sceglie di nascondere la propria fede dal momento che è pericoloso condividerla. Alcuni cristiani coraggiosi sono disposti a riunirsi per celebrare culti comunitari e stare insieme, ma procedono con cautela. Se vengono scoperti a prendere parte ad un incontro cristiano rischiano di essere esposti e ostracizzati. Potrebbero essere sorvegliati dai servizi di sicurezza. I pochi cristiani stranieri in Tunisia sperimentano una relativa libertà, nonostante l’evangelizzazione pubblica non sia tollerata.
La cultura in Tunisia non è solitamente rispettosa nei confronti delle donne, e i loro maltrattamenti sono accettati all’interno della famiglia e della società. Le donne non vengono riconosciute come leader e non vengono prese in considerazione per opportunità lavorative. Ma non è solo l’inferiorità culturale che affligge le donne. Il loro basso status sociale le rende vulnerabili a molestie sessuali e violenze domestiche.
Il divario nell’uguaglianza di genere è sfruttato come mezzo di persecuzione religiosa. Le convertite possono essere picchiate nella loro stessa casa e dalla loro stessa famiglia a causa della fede. Nei casi più estremi subiscono segregazione domestica e stupro. Alle ragazze può essere proibito andare a scuola o fare carriera e possono essere invece costrette a sposare un cugino o un membro della famiglia musulmano. Se una donna è già sposata molto probabilmente sarà costretta a divorziare, perderà la custodia dei figli e il sostegno economico.
Gli uomini che si convertono dall’Islam al cristianesimo recano vergogna alle loro famiglie, e di conseguenza affrontano rigetto, intimidazione, pestaggi e minacce di morte. Sotto la pressione delle loro famiglie, le mogli musulmane potrebbero lasciare un marito convertito e a lui potrebbe essere negata l’eredità o anche l’accesso ai suoi beni. Mentre alcuni uomini hanno riscontrano che le loro famiglie alla fine hanno accettato la loro conversione, altri sono stati costretti a trasferirsi in modo permanente.
I convertiti affrontano anche violenza fisica e perdita del lavoro e della possibilità di avere delle promozioni. Quando un uomo viene perseguitato, la sua famiglia diventa vulnerabile e manca di protezione.
La violenza resta molto alta in Tunisia, e la pressione che i cristiani devono affrontare è leggermente aumentata durante lo scorso anno. Nel luglio 2022, il Presidente Kais Saied ha consolidato il suo- de facto- colpo di Stato attraverso un referendum costituzionale che ha fatto ritornare la nazione sotto al potere di un solo uomo. Anche se la nuova costituzione è ambigua riguardo alla libertà di religione o credo, si teme che l’attuale alto livello di sorveglianza governativa sui cristiani tunisini possa aumentare ulteriormente.
In Tunisia i convertiti al cristianesimo sono i più vulnerabili alla persecuzione. Poiché la conversione dall’islam è proibita, i nuovi convertiti affrontano una reazione fortemente ostile da parte dalle loro famiglie. Questo è vero specialmente nel sud del paese, dove la popolazione islamica è più tradizionalista. La minaccia nel sud della nazione è aggravata dalla presenza di violenti militanti estremisti islamici, che prendono di mira i cristiani.
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