India: Il Gujarat condanna lo “stile di vita migliore” come scusa per forzare alla conversione
India: Il Gujarat condanna lo “stile di vita migliore” come scusa per forzare alla conversione
Lo stato indiano di Gujarat, ha da poco rivisto la legge che condanna la conversione religiosa attraverso la promessa di uno stile di vita migliore e benedizioni divine. Tale modifica implementa quanto stabilito già nel 2003 e che vieta l’incitamento alla conversione tramite l’utilizzo di regali e di benefici monetari o di qualsiasi altra natura. I trasgressori rischiano di scontare una pena dai 3 ai 10 anni di carcere.
Negli ultimi mesi, altri 2 stati indiani, quello di Madhya Pradesh e di Uttar Pradesh, avevano approvato una legge simile in risposta a ciò che i gruppi nazionalisti indù definiscono come “Love Jihad”, l’accusa cioè che uomini musulmani circuiscano e sposino le ragazze indù per poi forzarle alla conversione all’islam.
Tali leggi, apparentemente destinate a proteggere le minoranze religiose, “vengono spesso utilizzate come pretesto per accusare le minoranze cristiane e musulmane, sostenendo che le conversioni forzate siano in aumento in tutto il paese e che il governo abbia il dovere di proteggere i più vulnerabili di fede indù”, ha affermato un nostro partner locale.
I pregiudizi
All’inizio di quest’anno, l’agenzia Human Rights Watch ha riportato come “i pregiudizi verso le minoranze religiose si siano infiltrati in istituzioni come la polizia e i tribunali, e che i pregiudizi stiano permettendo ai gruppi nazionalisti di minacciare, molestare e attaccare impunemente tali minoranze”.
Nel suo rapporto sui diritti umani del 2020, il Dipartimento di Stato americano, riferendosi all’India, ha dichiarato di “essere preoccupato per la violenza sociale basata sulla religione e sul sistema delle caste”.
“Nonostante la legge protegga la casta dei Dalit”, continua il rapporto, “sono numerose le segnalazioni di violenza e di discriminazione nell’accesso a servizi come l’assistenza sanitaria, l’istruzione, la giustizia, la libertà di movimento, l’accesso alle istituzioni (come ad esempio i templi) e il matrimonio”.
Il fatto che molti cristiani appartengano alla casta dei Dalit, la più bassa e la meno tutelata, li rende doppiamente vulnerabili: affrontano la discriminazione sia per la loro fede sia per la posizione che ricoprono nella società.
L’India si trova al 10° posto della nostra World Watch List 2021, il rapporto sui 50 paesi dove è più difficile vivere come cristiani.