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Kirghizistan: Se me ne vado io, chi annuncerà loro il Vangelo?

NELLA FOTO: Ristrutturazione di una chiesa data alle fiamme in Kirghizistan

Kirghizistan: Se me ne vado io, chi annuncerà loro il Vangelo?

Un dilemma vitale, una scelta scomoda quella che deve affrontare Kerim*, cristiano kirghiso di origine musulmana. Restare e affrontare la persecuzione, o mettersi in salvo, rinunciando ad annunciare il Vangelo al proprio villaggio?

Tutto è iniziato quando Bakur*, fratello di Kerim, si è ammalato. Il mullah gli ha intimato di rinnegare la sua fede, o alla sua morte non sarebbe stato sepolto nel villaggio, ma lui è rimasto fermo nella propria scelta. Alla morte di Bakur, le autorità locali non hanno permesso a Kerim di seppellirlo, costringendolo a portare il defunto in un cimitero cristiano a 150 km di distanza.

Le rappresaglie sono continuate: qualche tempo dopo è venuta a mancare la madre di Kerim, e a lui non è stato concesso di partecipare al funerale. “Il mullah e gli abitanti del villaggio mi hanno mandato via, dicendomi di non profanare il luogo santo con la mia presenza”, spiega Kerim.

Il mullah ha poi ordinato a Kerim di lasciare il villaggio. Avrebbe potuto accettare, scampando così il pericolo e la persecuzione da parte degli abitanti del villaggio. Ma lui ha scelto di restare.

“Se me ne vado io, chi porterà il Vangelo a queste pecore smarrite?”, ha detto.

Pur essendo, tra i paesi dell’Asia centrale, uno dei meno oppressivi nei confronti dei cristiani, il Kirghizistan è molto tradizionalista e vede una forte prevalenza musulmana. Le autorità locali sono estremamente potenti e agiscono sotto l’influenza islamica, con pesanti conseguenze per i cristiani, specialmente se di origine musulmana.

*pseudonimi