Skip to main content

Ucraina: Ci sarà persecuzione?

NELLA FOTO: Bandiera Ucraina

Ucraina: Ci sarà persecuzione?

In Ucraina, oggi, non c’è persecuzione anticristiana. Non appare né nella nostra lista dei primi 50 paesi (vedi qui), né negli ulteriori paesi oltre la 50° posizione in cui esiste un livello alto di persecuzione e discriminazione per ragioni legate alla fede cristiana.

Ora questa tragica guerra cambierà le cose?

Purtroppo, potrebbe essere e ne abbiamo le prove. La Crimea. Penisola facente parte dell’Ucraina ma contesa dalla Russia e sostanzialmente invasa nel 2014 dall’esercito russo, sta vivendo un progressivo declino della libertà di fede di alcune denominazioni e confessioni cristiane. L’anno scorso i protestanti e altri gruppi di fede minoritari hanno sperimentato un aumento della pressione. Ciò accade per la tristemente nota legge Yarovaya, definita da molti anche “legge anti-missionari“, imposta dalla Russia dopo aver occupato la Crimea nel 2014.

Sotto questa legge, adottata “per combattere l’estremismo”, Forum 18 riporta che i cristiani e altri gruppi religiosi in Crimea hanno sperimentato una maggiore pressione attraverso “irruzioni, multe, sequestri di letteratura religiosa, sorveglianza del governo, espulsioni di leader religiosi stranieri invitati, cancellazione unilaterale di contratti di affitto e ostacoli alla riconquista dei luoghi di culto confiscati nel periodo sovietico”. Solo nel 2021 si registrano decine di questi casi.

Dal 2014, alcuni membri e pastori di denominazioni protestanti in città come Sebastopoli, sono stati accusati in base a questa legge che criminalizza i “russi che svolgono attività missionaria” per aver parlato con la gente, distribuito volantini e cantato alla fermata dell’autobus. A febbraio, i servizi di sicurezza russi hanno fatto irruzione in una piccola chiesa protestante a Kerch, città della Crimea orientale, multando un membro della chiesa per aver distribuito volantini a due donne che non erano membri della chiesa.

In Dombas è diverso

“La situazione in Crimea è diversa da ciò che sta accadendo nella regione orientale del Donbas e nel resto dell’Ucraina”, riferisce Rolf Zeegers, analista di World Watch Research di Porte Aperte/Open Doors.

Le chiese protestanti nel Donbas sono state sottoposte a una crescente pressione dal 2014, dopo che i ribelli, sostenuti dalla Russia, hanno istituito le autoproclamate repubbliche indipendenti nelle province di Donetsk e Luhansk.

“Nonostante la Russia abbia affermato l’indipendenza delle repubbliche popolari di Luhansk e Donetsk, non le ha ancora annesse al Paese. La legge russa sulla religione, quindi, comprese la ‘legge anti-missionari’, non si applicano qui”, ha spiegato Zeegers. Ovviamente tutto evolve velocemente ed è possibile che quando leggerete questo articolo, Putin abbia fatto anche questo passo.

“Detto questo, le autorità di queste repubbliche possono fare le proprie leggi in merito alla religione. I rapporti dello scorso anno mostrano come a volte queste attuino azioni contro certe confessioni religiose maggiori rispetto a quanto faccia la Russia stessa”.

Russia di oggi a confronto con l’URSS

Molti analisti affermano che la Russia stia lavorando al ripristino del suo ex impero, perso quando l’Unione Sovietica (URSS) si sciolse nel 1991. “In seguito, l’Ucraina e altri 13 stati ex sovietici hanno ottenuto l’indipendenza, ma nel corso degli anni la Russia di Putin ha lentamente iniziato a interferire con questo distacco, per esempio in Georgia e Bielorussia, dimostrandosi disposta ad andare in guerra per raggiungere questo obiettivo”, ha spiegato Zeegers.

La visione, tuttavia, non è quella di ricreare l’ex Unione Sovietica. “Non vedremo una completa rinascita dell’URSS, compresa la sua ideologia atea che ha causato gravi persecuzioni contro le chiese, inclusa la Chiesa ortodossa russa. L’attuale regime russo è nazionalista e vuole che la Russia torni a essere una potenza mondiale e ripristini l’orgoglio nazionale spezzato nel 1991. Putin sta costruendo una stretta relazione con la Chiesa ortodossa, come avveniva sotto gli zar. Vi è quindi una differenza tra l’URSS e il nuovo mondo russo”.

Ci sono tuttavia somiglianze e le violazioni dei diritti umani e della libertà religiosa rimangono preoccupanti. “L’URSS era uno stato totalitario e la Russia si è mossa sempre più in quella direzione negli ultimi anni. Non sono ammessi pensatori indipendenti (si pensi al caso del leader dell’opposizione Alexei Navalny) e, come nella vecchia URSS, i livelli di sorveglianza e monitoraggio sono alti”.

I Testimoni di Geova, banditi come gruppo “estremista” dal 2017, sono stati pesantemente perseguitati e Zeegers ha detto che anche altri gruppi di fede e denominazioni possono aspettarsi restrizioni. “Attualmente abbiamo già le leggi Yarovaya, ma è possibile che vengano approvate norme più restrittive”.

Le due dinamiche persecutorie contro i cristiani che sembrano svilupparsi e che hanno di fatto portato la Russia tra le nazioni in cui esistono discriminazioni e persecuzioni alte contro i cristiani di specifiche denominazioni (oggi la Federazione Russa occupa la 62° posizione della WWList), sono: il nazionalismo religioso, ossia la ricerca di assoggettare un’intera nazione ad una sola religione e il protezionismo denominazionale, riscontrabile nei casi in cui una denominazione cristiana cerca di mantenere la supremazia per l’esclusività della legittimazione.

In entrambe le dinamiche persecutorie, il canale potrebbe essere la Chiesa ortodossa russa.