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Una nostra partner locale è venuta a farci visita dall’Africa centrale

NELLA FOTO: Un momento della conferenza con Amora* in Ticino

Una nostra partner locale è venuta a farci visita dall’Africa centrale

Dimenticati è questo il titolo provocatorio scelto per la serie di incontri organizzati con la presenza di Amora*, una partner di Porte Aperte in Africa centrale che in questi giorni è in visita in Ticino e nel nord Italia. Attraverso la sua testimonianza, stiamo condividendo l’importante lavoro sostenuto da Porte Aperte in soccorso ai cristiani perseguitati da un estremismo islamico sempre più violento.
 
Amora, con il sorriso sulle labbra e i piedi nella sabbia
Brillante e determinata, è così che si presenta Amora mentre impugna il microfono: “Lavoro sul campo da più di 8 anni e voglio raccontarvi quale sia la situazione dei cristiani in Africa subsahariana”. Poi una foto la mostra all’opera: un sorriso contagioso brilla sul suo volto, mentre i suoi piedi insabbiati sono una perfetta metafora: il terreno in cui opera è pieno di sfide.

Secondo quanto pubblicato nella nostra World Watch List 2023, sette dei dieci Paesi con il livello di violenza anticristiana più alto, si trovano nel continente africano. In tutta l’Africa subsahariana il contesto è favorevole alla violenza: alla persistente e crescente instabilità politica si aggiungono enormi difficoltà economiche. Mentre i Paesi della regione cercano di superare la devastazione lasciata dalla recente pandemia, Stati deboli e governi inefficaci hanno reso la popolazione più vulnerabile alla diffusione dello jihadismo e gli attacchi quasi quotidiani di Boko Haram e di altri gruppi islamisti sono particolarmente debilitanti per la Chiesa.

Amora opera in collaborazione con i leader delle chiese locali, che la informano degli attacchi e dei bisogni della popolazione in modo da poter offrire sostegno immediato alle persone colpite e rispondere ai bisogni più urgenti. Ma soprattutto fare visita assicurando presenza a coloro che si sentono dimenticati.

Mostrare loro che non sono soli è spesso il più grande incoraggiamento che possiamo dare”, ha affermato.
 
Alima, un’adolescente diventata capofamiglia troppo presto
“Il nostro lavoro consiste nel visitare persone come Alima*”, continua Amora. Lei è la maggiore di 11 figli e ha perso i genitori e 5 dei suoi fratelli in un attacco di Boko Haram. Da allora è lei la capofamiglia. Basta scuola, la fattoria deve essere gestita. Quando ha chiesto aiuto allo zio, lui ha dato le sue condizioni: “Per ottenere il mio aiuto o quello di chiunque altro, dovete convertirvi all’islam”. Ma lei non ha ceduto.

Porte Aperte ha fornito sostegno di emergenza ad Alima e ai suoi fratelli e l’ha iscritta a un programma di aiuto per la cura del trauma. Amora è consapevole che il sostegno non riesca a coprire tutte le necessità di Alima, così, in un recente incontro, le ha chiesto come stia affrontando la situazione. “Non lo so, non lo capisco nemmeno io, ma Dio mi sta aiutando”, è stata questa la sua risposta.
 
Il contributo di chi finanzia i nostri progetti ci permette di fornire pacchi contenenti beni di prima necessità, Bibbie e sostegno per la cura del trauma alle vittime della violenza anticristiana in Africa centrale. Ecco perché Amora è con noi in questi giorni, per ringraziare i cristiani italiani e ricordare a noi, qui, come la Chiesa, anche se perseguitata, provata, abbattuta, rimane forte nella fede in Gesù.

*pseudonimi