Il governo iraniano vede la conversione dei musulmani al cristianesimo come un tentativo da parte dei paesi occidentali di minare il dominio islamico dell’Iran. I cristiani di origine musulmana sono maggiormente perseguitati, principalmente dal governo, ma anche dalle loro famiglie e comunità. Le chiese segrete sono spesso saccheggiate e i loro leader e membri vengono arrestati e condannati a lunghe pene detentive per “crimini contro la sicurezza nazionale”.
Molti iraniani sono musulmani nominali, e così alcuni nuovi cristiani trovano l’accettazione delle loro famiglie. I convertiti provenienti da famiglie musulmane più osservanti subiscono ulteriori persecuzioni a casa.
I cristiani delle comunità armena e assira sono riconosciuti e protetti dallo stato, ma comunque trattati come cittadini di seconda classe. Non è loro permesso raccontare agli altri di Gesù o parlare in persiano durante i loro servizi ecclesiastici.
Da quando il governo ha iniziato a prendere di mira anche i membri di chiese nascoste, piuttosto che solo i loro leader, le donne cristiane ex musulmane sono diventate sempre più vulnerabili alle persecuzioni del governo. Lo stupro è illegale, ma una vittima di stupro deve fornire quattro testimoni oculari maschi e due testimoni oculari femmine perché il crimine sia perseguito. In pratica, ciò conferisce immunità a coloro che usano la violenza sessuale per perseguitare le donne cristiane.
Le donne che non indossano l’abbigliamento obbligatorio in pubblico – un un hijab e abiti non aderenti che coprano il corpo – possono essere punite con una multa o con la fustigazione. Le donne cristiane sono discriminate anche nel lavoro.
A differenza delle donne, gli uomini non sono visti come “sviati”, ma come individui che compiono volontariamente scelte sbagliate. Pertanto, la loro punizione è più severa e hanno maggiori probabilità di subire abusi fisici e torture. Gli uomini cristiani ex musulmani sono spesso imprigionati a lungo in condizioni terribili. Molti fuggono verso l’Occidente, lasciando la chiesa iraniana con meno leader maschi esperti e maturi.
“Sono molto grata di poter servire Dio qui in Iran. Nonostante tutte le difficoltà e le sfide, Dio è sempre con noi. E siamo grati per voi, grati che Dio vi abbia toccato il cuore e vi abbia parlato per essere la mano di Dio in Iran insieme a noi”.
La persecuzione è rimasta estrema in Iran, con un piccolo aumento del numero di episodi di violenza segnalati. Il COVID-19 ha colpito duramente il paese e molti credenti hanno un disperato bisogno di cibo e aiuti. Le misure per contrastare il virus hanno anche reso difficile la comunicazione tra i cristiani, i quali stanno esplorando sempre di più la comunione e il discepolato online.
Molti prigionieri iraniani, tra cui alcuni imprigionati per la loro fede, sono stati scarcerati per combattere la diffusione del COVID-19 nelle carceri affollate. Nonostante questo, alcuni cristiani sono rimasti in prigione e altri sono stati condannati.
I cristiani di origine musulmana sono i più vulnerabili alle persecuzioni del governo e delle loro comunità. Il controllo governativo è più elevato nelle aree urbane, mentre le aree rurali sono meno monitorate. Tuttavia, l’anonimato delle aree urbane dà ai cristiani più libertà di organizzare riunioni e attività che in quelle rurali, in cui il controllo sociale è più elevato.
Porte Aperte sostiene la chiesa in Iran attraverso partner. Questo viene fatto mediante la distribuzione di Bibbie e altra letteratura cristiana online, iniziative multimediali cristiane, advocacy, consulenza e cura dei traumi e varie forme di formazione.
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