Dopo anni di violenza è arrivata in Iraq una pace incerta, ma le ricorrenti proteste violente e l’instabilità nel paese in quest’anno sono state catalizzatori per la continua persecuzione dei cristiani.
I cristiani di origine musulmana spesso mantengono segreta la loro fede, a causa delle pressioni e delle minacce che probabilmente riceveranno dai membri estesi della famiglia, dai responsabili tribali e dalla società in generale. I convertiti cristiani rischiano di perdere i diritti di successione o il diritto di sposarsi – e non sono autorizzati a sposare cristiani, poiché considerati ancora musulmani dalla legge. Gli estremisti islamici rimangono attivi in Iraq, attaccando e rapendo i cristiani. Anche il governo discrimina i cristiani in diversi contesti, dal luogo di lavoro ai check point. Le leggi sulla blasfemia possono essere usate contro coloro che cercano di diffondere il Vangelo.
L’Isis è noto per la sua spaventosa strumentalizzazione delle donne, in particolare per la schiavitù sessuale di quelle appartenenti a minoranze religiose. Mentre l’Isis ha perso la sua presa sul paese, il lascito dei loro atteggiamenti persiste e molte donne sono traumatizzate dalle esperienze vissute. Le donne che non indossano il velo, nelle aree che includono Baghdad e Bassora, rischiano di essere molestate o colpite con pietre. Esiste un alto livello di impunità nei confronti di coloro che compiono questi gesti. Le donne cristiane di origine musulmana sono più vulnerabili, ma quelle sposate con uomini convertiti al cristianesimo lo sono maggiormente. Una donna cristiana di origine musulmana sposata con un musulmano potrebbe essere stuprata, segregata in casa o impedita dal lasciare il paese. Le donne cristiane convertite dall’Islam non sono autorizzate a sposare uomini cristiani.
Gli uomini cristiani in Iraq sono vulnerabili a varie forme di violenza, in particolare i cristiani di origine musulmana. Costoro, nell’Iraq centrale e meridionale, vengono messi sotto pressione per lasciare il loro posto di lavoro, soprattutto se lavorano per organizzazioni straniere o occupano posizioni importanti nella società (ad esempio, aziende governative). Nel nord, i cristiani di origine musulmana spesso lottano per trovare lavoro e vengono sfruttati quando sono impiegati. Poiché gli uomini tendono ad essere i capifamiglia nella società irachena, qualsiasi attacco o discriminazione contro di loro colpisce l’intera famiglia.
“In questa crisi ci viene ricordato ancora una volta quanto siamo deboli come esseri umani e quanto abbiamo bisogno della salvezza del Signore”.
La persecuzione subita nella vita pubblica e privata non è cambiata in modo significativo, ma il livello di violenza affrontato dai cristiani di origine musulmana è aumentato notevolmente nell’ultimo anno – il che è in gran parte il motivo per cui l’Iraq è salito dalla posizione 15 alla 11 nella World Watch List. Ciò è dovuto alla chiusura delle chiese dopo gli attacchi della Turchia nel nord dell’Iraq e al leggero aumento del numero di cristiani rapiti.
I cristiani di origine musulmana sono più vulnerabili agli attacchi e ad altre forme di persecuzione in Iraq.
Porte Aperte lavora attraverso partner e chiese locali per sostenere i cristiani in Iraq attraverso la distribuzione di Bibbie, formazione, aiuti di prima necessità, micro-crediti e progetti di sostentamento per l’autosufficienza a lungo termine.
Porte Aperte Onlus
CP 114 - 37057 San Giovanni Lupatoto (VR)
Tel: 045 6631224
Email: info@porteaperteitalia.org
5X1000 - C.F. 90002330125
Sito internazionale:
www.opendoors.org
Porte Aperte Ticino:
www.porteaperte.ch