In Algeria, i cristiani incontrano molti ostacoli nell’esprimere la loro fede. Ostacoli che possono provenire dalla famiglia, dalla comunità e dallo Stato.
La maggior parte dei credenti algerini si è convertita dall’islam. I cristiani ex-musulmani possono subire discriminazioni, molestie e pressioni da parte dei membri della famiglia e della comunità perché seguano le usanze islamiche. Recentemente i cristiani hanno subito sempre maggiori restrizioni e pressioni da parte dei funzionari statali affinché rinuncino alla loro fede; molti di questi funzionari subiscono l’influenza di insegnanti islamici radicali.
Anche le leggi che regolano il culto non musulmano vengono utilizzate per reprimere l’influenza del cristianesimo. Ciò include la proibizione di tutto ciò che possa “turbare la fede di un musulmano” o che possa essere utilizzato come “mezzo di seduzione per convertire un musulmano a un’altra religione”. Tali leggi sono sufficientemente vaghe per poter essere utilizzate per colpire e molestare i credenti.
Nel frattempo, rimangono i sigilli a 16 edifici ecclesiastici precedentemente chiusi, mentre durante lo scorso anno ad altre chiese è stata ordinata la chiusura. Molte altre hanno dovuto cessare le loro attività.
In Algeria, sia in pubblico che in privato, le donne cristiane possono sperimentare una forte ostilità nei confronti della loro fede. In alcuni casi tale situazione viene aggravata dal basso status sociale riservato alle donne. Nella sfera pubblica, come ad esempio luoghi di lavoro, scuole e università, le donne che seguono Gesù possono subire molestie (soprattutto se non indossano il velo), aggressioni sessuali e minacce di morte. Nella sfera privata, le cristiane ex musulmane sono esposte al rischio di percosse, molestie, minacce e segregazione domestica, oltre che di matrimonio forzato o (per le donne sposate) di divorzio forzato.
Gli uomini cristiani sono soggetti a molestie nei luoghi di lavoro e nella sfera comunitaria, e la perdita del lavoro ha un impatto paralizzante sulle famiglie. Sebbene non sia comune, gli uomini possono anche essere imprigionati a causa della loro fede.
I convertiti possono affrontare ulteriori sfide nella sfera privata. Tra queste, il rifiuto, l’ostracismo, le percosse, gli insulti e le minacce da parte dei membri della famiglia e della comunità in generale. Possono persino essere condotti forzatamente alla moschea locale, nel tentativo di costringerli a ritornare all’islam. Molti uomini cristiani sono costretti a mantenere segreta la loro fede.
La persecuzione è significativamente peggiorata nell’ultimo anno e i cristiani sono diventati molto vulnerabili alle pressioni dello Stato, oltre che a quelle sociali che possono provenire dalle famiglie e dalle comunità. L’anno scorso, almeno dieci cristiani sono stati perseguiti e condannati con accuse quali “praticare il culto senza previa autorizzazione”, “turbare la fede di un musulmano” e “avvelenare le menti dei giovani”. Alcune di queste accuse sono notoriamente vaghe nella loro formulazione e vengono spesso abusate nei tribunali. Oltre ai procedimenti giudiziari, il governo ha cercato attivamente di minare strutturalmente la Chiesa in diversi modi, anche ordinando alle chiese di chiudere e cessare le attività.
L’ostilità familiare e sociale è particolarmente acuta nelle zone rurali e religiosamente più conservatrici del Paese. Negli anni ’90, queste regioni sono state una roccaforte per gli insorti islamisti nella lotta contro il governo. I cristiani di origine musulmana – in pratica, la maggior parte dei credenti algerini- sono particolarmente vulnerabili alla persecuzione.
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