Le Maldive sono considerate da molti come una destinazione per vacanze di lusso, ma dietro alla bellezza di queste isole paradisiache, si cela un regime islamico molto rigido. Questo arcipelago composto da circa 1.200 isole ha una delle più alte densità di popolazione al mondo, soprattutto nell’isola principale, Malè. Le comunità, molto coese ed omogenee, controllano attentamente che i propri membri non diano segnali di deviazione dalle norme. Questo, naturalmente, include anche le scelte religiose. Tutti i politici affermano incessantemente che stanno mantenendo le Maldive al 100% musulmane, senza lasciare spazio ad alcuna alternativa.
La conversione al cristianesimo può facilmente portare ad essere segnalati ai leader musulmani o alle autorità. Anche i cristiani espatriati, la maggior parte dei quali lavora nel settore turistico e proveniente dall’India e dallo Sri Lanka, vengono sorvegliati da vicino. In questo modo la normale comunione cristiana è resa difficoltosa.
Data la rigidissima interpretazione dell’islam nelle Maldive, i cristiani -siano essi uomini o donne- devono professare la loro fede in segreto. Se qualcuno scoprisse che una donna o una ragazza è diventata cristiana, utilizzerebbe qualsiasi mezzo per riportarla all’islam, sia attraverso un matrimonio forzato, che per mezzo di minacce o altre forme di violenza.
Inoltre, è risaputo che gruppi di vigilantes sequestrano cittadini maldiviani sospettati di essere antireligiosi o non musulmani, li bendano, li portano in luoghi remoti e li sottopongono a “processo”. Nonostante le isole dell’arcipelago siano sottoposte ad attento controllo sociale, abusi, stupri e violenze sessuali sono molto frequenti in una cultura che normalmente giustifica la violenza domestica. Uno studio pubblicato nel 2014 a cura dell’Asian Development Bank Department of Gender, Family Development and Social Security (Dipartimento sugli studi di genere, sviluppo della famiglia e sicurezza sociale della Banca per lo Sviluppo dell’Asia) afferma, a pagina 13, che “una donna su tre, fra i 15 e i 49 anni, ha subito violenze domestiche e che il 70% delle donne ritiene che ci siano circostanze in cui gli uomini abbiano validi motivi per picchiare le proprie mogli”.
Anche le credenti cristiane nascoste ragionano in questi termini. Inoltre, la persecuzione colpisce indirettamente le famiglie, perché non permette loro di crescere insieme nella fede e creare una sorta di “immunità” contro queste malattie sociali. In aggiunta, dato l’ambiente repressivo del paese, donne e ragazze cristiane sono costrette ad indossare gli abiti tradizionali.
Essere un cristiano nelle Maldive è così pericoloso che spesso mariti, mogli e figli non sono a conoscenza della fede dei loro cari. Ciò significa che i cristiani non hanno esempi su come dovrebbe essere una famiglia cristiana, anche perché non possono nemmeno far parte di una comunità cristiana. Se un credente cristiano venisse scoperto, potrebbe subire violenze, malversazioni, minacce ed essere imprigionato dal governo.
La posizione delle Maldive nella World Watch List ha subito una lieve variazione, a dimostrazione che molto poco è cambiato nell’ultimo anno. Il nuovo governo, salito al potere nel novembre del 2018, non mostra alcun segno di esitazione nella sua determinazione a mantenere le isole totalmente libere da ogni influenza religiosa che non sia islamica.
La persecuzione avviene soprattutto lontano dagli occhi dei turisti internazionali, da cui dipende l’economia del paese. Una vita di chiesa, nel vero senso della parola, è praticamente impossibile. I convertiti fanno di tutto per non essere scoperti dalle loro famiglie e comunità. Infatti, non solo dovrebbero affrontare una forte opposizione e pressioni per tornare all’islam, ma potrebbero persino perdere la cittadinanza.
Porte Aperte si impegna nel sostenere in preghiera i credenti delle Maldive
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