È impossibile dichiarare pubblicamente la propria fede cristiana in Somalia, e la “vita di chiesa” non esiste. L’islam è considerato una parte cruciale dell’identità somala, e se qualsiasi somalo venisse sospettato di essersi convertito al cristianesimo potrebbe trovarsi in gravi pericoli. I membri delle famiglie dei convertiti, dei clan o della comunità, potrebbero molestarli, intimidirli o persino ucciderli. Le donne possono essere violentate e costrette a matrimoni forzati.
I cristiani sono anche esposti ai pericoli provenienti da al-Shabab, un gruppo violento sostenitore della Sharia come fondamento giuridico per la regolamentazione di tutti gli aspetti della vita. I cristiani di origine musulmana sono considerati “obiettivi preziosi” da al-Shabab, i cui membri hanno spesso ucciso i credenti sul posto, quando scoperti.
Le giovani donne cristiane ex musulmane sono tra le più vulnerabili in Somalia. È comune per le donne sospettate di essere cristiane essere violentante e umiliate in pubblico, costrette a matrimoni con miliziani islamici o uccise. Non ci sono leggi contrarie alla violenza domestica, e quasi tutte le donne somale conducono vite prestabilite, in cui c’è poco spazio per la libertà di espressione o di credo. I matrimoni forzati sono spesso usati come mezzi di coercizione o di controllo sulle giovani donne e ragazze (non esiste un’età legale minima per contrarre matrimonio).
Tutti i cristiani di origine musulmana, in Somalia, affrontano un’estrema persecuzione. Nella cultura somala, gli uomini vengono percepiti come persone incaricate di rappresentare la fede islamica, e si aspetta da loro che determino la fede delle proprie famiglie. Nel caso in cui si convertano, verranno trattati con particolare ostilità e possono essere accusati delle conversioni delle parenti donne. C’è molta più pressione nel conformarsi, per coloro che sono sospettati di conversione. Ad esempio, potrebbero essere deliberatamente selezionati per guidare le preghiere nelle moschee. Ci si aspetta che si facciano crescere la barba, che sposino più di una donna o che espletino pubblicamente i rituali islamici. Ai cristiani viene anche negata la loro eredità. Ai ragazzi viene negata l’istruzione e vengono condotti in centri di riabilitazione islamica, in cui sono costretti a fare parte delle milizie islamiche.
“Noi tutti eravamo morti, ma Gesù è venuto per salvarci e donarci una nuova vita… lascio la mia vita nelle Sue mani. Sono così contenta che Dio sia con me in qualsiasi posto io mi trovi; sono anche gioiosa perché il Signore ascolta le mie preghiere”.
La Somalia si conferma alla terza posizione nella WWList di quest’anno come uno dei paesi in cui i cristiani sperimentano la più estrema persecuzione. La pressione sui cristiani rimane a livelli estremi. I cristiani, nella nazione, rischiano di essere uccisi dai gruppi militanti islamici; e i leader dei clan tribali, gli anziani e i membri delle famiglie monitorano i movimenti di tutti coloro che sono sospettati di essersi convertiti al cristianesimo. Negli anni recenti, la situazione è apparsa peggiorata. I militanti islamici hanno intensificato la loro caccia ai cristiani, in particolare di coloro che occupano posizione di leadership.
Tutti i cristiani di origine musulmana sono in grande pericolo in Somalia – e tutti i somali sono considerati di origine musulmana. Coloro che vivono nelle aree controllate da al-Shabab sono particolarmente vulnerabili.
Porte Aperte sostiene i cristiani somali nel Corno d’Africa concentrandosi sul discepolato, sulla distribuzione di letteratura cristiana e sullo sviluppo delle comunità mediante, ad esempio, programmi radiofonici.
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