La persecuzione contro i cristiani in questo Stato islamico repressivo proviene in gran parte dal governo e dalla società.
Il governo impone molte restrizioni alla vita della chiesa. A meno che le loro chiese non siano registrate, i cristiani sono altamente suscettibili a incursioni della polizia, minacce, arresti e multe. Persino la chiesa ortodossa russa e quella apostolica armena possono essere monitorate durante i loro servizi domenicali. La stampa o l’importazione di materiale cristiano sono limitate. I credenti che provengono da ambienti musulmani subiscono un’intensa pressione da parte di famiglie, amici e abitanti del villaggio al fine di far loro rinnegare la propria fede.
Nel decidere di diventare cristiane, le donne di origine musulmana vanno contro le aspettative della società – in cui sono totalmente subordinate ai loro genitori e, se sposate, al marito – e si espongono a percosse, segregazione domestica, abusi verbali, minacce, diseredazione e rigetto. Possono anche subire rapimenti, stupri e molestie sessuali. Cause intentate contro gli autori delle aggressioni sessuali sono rare per via del senso di vergogna ad esse associata. Alcune donne rapite vengono sposate a forza a uomini musulmani come misura correttiva, mentre le convertite possono anche essere costrette a sposarsi per onorare gli accordi matrimoniali presi dai genitori prima della loro conversione al cristianesimo.
Le donne cristiane sono discriminate sul posto di lavoro. Potrebbero persino perderlo, aumentando così la persecuzione, perché ciò le rende maggiormente dipendenti dalle loro famiglie. Inoltre, le donne possono subire abusi che sono mirati a mettere pressione sui mariti e sui membri della famiglia. Questo a sua volta alimenta paura e sentimenti di impotenza in tutta la comunità cristiana.
I ruoli di leadership in Turkmenistan tendono ad andare agli uomini, rendendoli oggetto di persecuzione su più fronti. I cristiani ritengono che gli agenti statali cerchino pretesti per sanzionare gli uomini per aver tenuto riunioni illegali o persino per aver scaricato canzoni cristiane. Nel frattempo, i musulmani sono sospettosi dei leader cristiani poiché li considerano impegnati nella conversione altrui al cristianesimo. Ecco perché attaccano coloro che sono maggiormente coinvolti nell’evangelizzazione. È molto difficile per i leader cristiani ottenere formazione religiosa. Restrizioni specifiche in questo ambito fanno si che la formazione possa essere condotta solo in istituzioni statali speciali, inesistenti in Turkmenistan. Le autorità monitorano anche i leader della chiesa, per garantire che le piattaforme online non vengano usate da individui con vedute radicali o estremiste.
Oltre le mura della chiesa, i musulmani ostacolano le attività commerciali dei convertiti e dei protestanti (che sono considerati una “setta”), costringendo molti imprenditori cristiani a mantenere segreta la loro fede. Gli uomini cristiani di origine musulmana possono subire molestie e intimidazioni da parte delle famiglie e da parte delle comunità. Queste azioni possono portare a detenzione domestica, diseredazione, vergogna e percosse. Il servizio militare è obbligatorio e non è consentita l’obiezione per motivi di coscienza.
>Nonostante il Turkmenistan abbia perso un posto rispetto alla lista dello scorso anno, poco è cambiato per i cristiani in questo Paese. Per coloro che seguono Gesù le difficoltà restano, in modo particolare per via delle restrizioni e della sorveglianza da parte dello Stato e per le pressioni sui convertiti per far loro ritrattare la nuova fede.
Mentre l’oppressione del governo è presente in tutto il paese, i credenti di origine musulmana subiscono maggiore pressione nelle zone rurali.
Porte Aperte rafforza la chiesa perseguitata in Asia centrale fornendo letteratura cristiana, formazione biblica e professionale e progetti di sviluppo socioeconomico. Forniamo anche aiuto immediato ai credenti dell’Asia centrale quando vengono incarcerati, esclusi dalle famiglie e dalle comunità, e privati dei mezzi di sussistenza e del lavoro a causa della loro fede in Cristo.
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