La persecuzione dei cristiani in Egitto avviene tipicamente nell’ambito della sfera comunitaria. Gli episodi vanno dalle molestie nei confronti delle donne cristiane mentre esse camminano per strada sino ad arrivare a coinvolgere intere comunità di cristiani costrette a lasciare le loro abitazioni obbligati da folle di estremisti musulmani. Tali eventi accadono tipicamente nell’Alto Egitto, dove i movimenti islamici salafiti ultraconservatori sono attivi nelle comunità rurali.
I cristiani sono generalmente trattati come cittadini di seconda categoria. Mentre il governo egiziano parla positivamente della comunità cristiana, la mancanza di una seria applicazione della legge e la riluttanza delle autorità locali a proteggere i cristiani rende costoro vulnerabili ad ogni tipo di attacco. La natura dittatoriale del regime fa sì che i cristiani si sentano incapaci di esprimersi contro queste pratiche.
Chiese e gruppi cristiani sono costretti a confrontarsi con molte difficoltà quando cercano di costruire nuovi edifici. Gli ostacoli provengono dalle restrizioni statali, dall’ostilità delle comunità e dalla violenza della folla. I cristiani di origine musulmana affrontano un’enorme pressione da parte delle loro famiglie per tornare all’islam. Inoltre, lo Stato rende loro impossibile ottenere un riconoscimento ufficiale della propria conversione.
Tra i paesi mediorientali, l’Egitto ha avuto fama di possedere tassi relativamente alti di molestie sessuali e violenza contro le donne.
Le donne cristiane sono regolarmente il bersaglio di adescamenti, stupri e conversioni forzate, a fini matrimoniali; specialmente coloro che vivono nelle aree rurali o in quelle economicamente svantaggiate. Ciò si estende alle ragazze cristiane, anche per via di alcune pratiche tradizionali per cui il matrimonio precoce rientra nella norma. Ma sono state prese di mira anche donne cristiane più anziane, i cui mariti lavorano regolarmente lontano da casa. La risposta della polizia è spesso apatica ed alcuni agenti sono addirittura complici di queste pratiche. Non sorprende, quindi, che molte donne cristiane vivano nella paura e non viaggino da sole.
Le donne convertite al cristianesimo di origine musulmana sono anche esposte alla segregazione domestica, agli abusi fisici, al divorzio, all’essere diseredate, alla tortura o persino alla morte.
Gli uomini cristiani sono regolarmente vittime di rapimenti. Ciò avviene di sovente al fine di ottenere un riscatto. Questi avvenimenti generano paura nella comunità cristiana locale. Anche i social media vengono utilizzati come strumento per accusare falsamente gli uomini cristiani.
Le sfide che costoro devono affrontare si riscontrano anche nella difficoltà di trovare lavoro, in particolare nelle aree rurali. In risposta ad un cristiano che aveva avviato un’attività di vendita di dolci, un musulmano ha iniziato a vendere lo stesso prodotto e diceva ad altri musulmani di non acquistare da quell’uomo. Purtroppo, il cristiano è stato costretto a chiudere la sua attività.
Dal momento che gli uomini sono spesso deputati al sostegno economico della famiglia, le ridotte prospettive di lavoro mettono a dura prova le dinamiche familiari, rendendo gli uomini cristiani soggetti ad essere condotti verso l’islam con la promessa di una ricompensa finanziaria.
“Se qualcuno è disposto ad uccidermi per la mia fede, il mio Dio deve essere potente”.
Le sfide che devono affrontare i cristiani in Egitto rimangono in gran parte invariate, pur tenendo conto che si è registrato un calo dei livelli di violenza. Quest’ultimo dato è molto probabilmente legato alle restrizioni in atto per la prevenzione del COVID-19: le attività cristiane sono diminuite significativamente e ciò ha portato ad un numero minore di provocazioni, ed al contempo gli aspiranti colpevoli sono stati trattenuti dal recarsi in strada, a causa dei blocchi. La più grande minaccia per i convertiti al cristianesimo di origine musulmana continua a venire dai familiari.
La maggior parte degli episodi di persecuzione ha luogo nell’Alto Egitto, tradizionalmente più conservatore-islamico ed estremista rispetto al nord del Paese. Il Governatorato di Minya è noto per l’alto numero di attacchi ai cristiani. Tuttavia, i credenti che vivono nelle aree rurali economicamente svantaggiate del nord sperimentano un grado di oppressione simile a quello dell’Alto Egitto. I gruppi estremisti islamici, come ad esempio i Fratelli Musulmani, hanno sostegno a livello nazionale, ma i militanti islamici violenti sono apertamente attivi solo nell’area nord-orientale della penisola del Sinai.
Porte Aperte, in Egitto, opera tramite partner locali, allo scopo di sostenere la chiesa attraverso corsi di alfabetizzazione, istruzione, advocacy, assistenza medica e ministeri per giovani, famiglie e donne.
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