La Somalia è una nazione a maggioranza musulmana e la società si aspetta che tutti i somali siano musulmani. Gli imam nelle moschee e nelle madrase affermano pubblicamente che non c’è spazio per il cristianesimo, i cristiani o le chiese. Il violento gruppo di ribelli al-Shabaab ha ripetutamente espresso il desiderio di sradicare i cristiani dal Paese. I cristiani di origine musulmana sono considerati obiettivi di grande valore e possono essere uccisi immediatamente, se scoperti.
I cristiani devono anche affrontare gravi persecuzioni da parte della loro famiglia e della comunità in cui vivono. Lasciare l’islam è considerato un tradimento nei confronti della famiglia e del clan, e sia i familiari che i leader del clan possono molestare, intimidire e persino uccidere i cristiani somali. Chiunque sia anche solo sospettato di conversione al cristianesimo viene strettamente monitorato dagli anziani della comunità e anche dai propri familiari. La vita di chiesa è semplicemente impossibile: i pochi cristiani presenti devono incontrarsi in segreto. I militanti islamici hanno intensificato la loro caccia a cristiani che ricoprono posizioni rilevanti.
Nella società patriarcale somala, le donne sono soggette ad alti livelli di controllo e ci si aspetta che siano sottomesse. Le donne sono dipendenti dagli uomini, e la loro voce e le loro convinzioni religiose vengono soffocate, nelle comunità. Non è accettabile che una donna diventi cristiana. Se una donna è sospettata di essere cristiana, potrà essere umiliata in pubblico, esposta ad una severa segregazione domestica, stuprata, rapita, sposata forzatamente con uno sceicco radicale o uccisa. Se è già sposata, è probabile che suo marito divorzi da lei e porti via i suoi figli per assicurarsi che crescano secondo le tradizioni islamiche.
Il matrimonio forzato – spesso con uomini molto più anziani – è usato per sollecitare le convertite a ritornare all’islam. Le donne cristiane patiscono anche a causa degli arresti o delle uccisioni dei loro mariti; nel caso di donne vedove, esse vengono spesso costrette a sposare uomini musulmani, i loro beni vengono confiscati e le donne lasciate in balìa della famiglia dell’uomo.
Per fare sì che le donne dipendano dagli uomini, la loro istruzione viene spesso interrotta. Solo il 5% delle ragazze frequenta la scuola superiore. A scuola, le ragazze cristiane possono essere spinte a frequentare lezioni islamiche e a vestirsi con burqa conformi ai dettami di al-Shabaab.
Gli uomini sono percepiti come guide che dovrebbero rappresentare la fede islamica. Se vengono anche soltanto sospettati di essersi convertiti al cristianesimo, uomini e ragazzi rischiano abusi verbali, aggressioni fisiche, rapimenti, reclusione, torture o morte. In questo clima di terrore, i convertiti trovano impossibile persino fidarsi dei propri familiari. Per rafforzare la roccaforte degli estremisti islamici nella zona, ci si aspetta che i ragazzi entrino a far parte delle milizie di al-Shabaab. Essi vengono mandati in centri islamici di “riabilitazione” dove sono radicalizzati e addestrati come soldati di al-Shabaab. Chiunque venga smascherato come cristiano in tali contesti andrà incontro a persecuzione e brutalità.
Gli uomini cristiani sono anche emarginati nella loro famiglia e nella società. Agli uomini viene negata l’eredità e ai ragazzi viene negata l’istruzione. Se in una famiglia cristiana il marito viene ucciso o imprigionato, la famiglia perde la principale fonte di reddito e viene spesso lasciata senza protezione; i suoi membri saranno etichettati come “non credenti” e la famiglia verrà percepita come una macchia nella comunità.
“Quando sono tornata a casa, gli uomini della mia famiglia mi stavano aspettando. Mi hanno picchiata, hanno preso il mio cellulare e mi hanno rinchiusa in una stanza. Hanno detto: “Abbiamo sentito che sei corrotta”, ma non hanno mai usato la parola cristiana – Nala è una credente somala costretta a fuggire dal paese.
I cristiani in Somalia continuano ad affrontare un livello estremo di violenza, peggiorato negli ultimi anni. I militanti islamici hanno intensificato la caccia ai cristiani. Il loro obiettivo, come affermato in molte occasioni, è quello di liberare la Somalia da tutti i cristiani. Nel corso dell’ultimo anno, al-Shabaab ha compiuto una serie di violenti attacchi nella capitale, Mogadiscio, uccidendo molti soldati e centinaia di civili e lasciando altre centinaia di feriti. Il panorama politico è andato deteriorandosi e i leader tribali, il governo e i leader dell’opposizione non erano d’accordo su questioni cruciali come lo svolgimento delle elezioni. Approfittando di questa frammentazione, i gruppi jihadisti hanno aumentato il loro numero di seguaci e intensificato i loro tentativi per il controllo dei territori del paese. Anche se le elezioni si sono finalmente svolte e il trasferimento di potere ha avuto luogo, l’attrito ha mostrato la fragilità della situazione attuale.
I convertiti al cristianesimo di origine musulmana sono i più vulnerabili alla persecuzione. I cristiani ex musulmani sono considerati un obiettivo di grande valore dalla milizia di al-Shabaab e molti convertiti sono stati uccisi immediatamente una volta scoperti. Le giovani convertite al cristianesimo sono particolarmente vulnerabili. Sono oppresse e sfruttate sia per la loro fede che per il loro genere. Le giovani ragazze cristiane sono costrette a matrimoni forzati, nei quali subiscono molestie sessuali, violenze fisiche e pressioni per aderire a pratiche musulmane conservatrici nel tentativo “riabilitarle”. Nessuna regione della Somalia è sicura per i cristiani. Tuttavia, le aree nel sud e nel sud-ovest che sono sotto il controllo di al-Shabaab sono le più pericolose.
Porte Aperte sostiene i credenti somali in tutto il Corno d’Africa attraverso corsi di discepolato ed equipaggiando questi credenti per fronteggiare la severa persecuzione.
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