La persecuzione in Kazakistan non è cambiata molta durante gli anni. La legislazione, sempre uguale da settembre 2011, restringe la libertà delle celebrazioni. Il governo ha costantemente incrementato il proprio controllo sulle espressioni religiose all’interno del paese. Questo atteggiamento si traduce nell’incremento della sorveglianza, in indagini sugli incontri ecclesiali e in arresti. Il governo ha utilizzato la minaccia dell’islam militante come movente per restringere sempre più libertà.
La Chiesa Ortodossa Russa affronta meno problemi perché essa non è interessata a predicare il Vangelo alla popolazione kazaka. Coloro che sopportano il peso maggiore della persecuzione sono i cristiani kazaki di origine musulmana. Essi sperimentano la persecuzione sia da parte del governo sia da parte delle loro famiglie, degli amici e delle comunità in cui vivono. Alcuni di questi convertiti sono stati reclusi dalle famiglie per lungi periodi, picchiati e alle volte espulsi dai villaggi. I mullah locali predicano contro coloro che si sono convertiti al cristianesimo. In breve, la pressione che i cristiani sperimentano è alta. Famiglie musulmane, conoscenti e abitanti dei villaggi esercitano pressione sui convertiti, mentre il governo impone molte restrizioni sul funzionamento delle chiese di qualsiasi denominazione o background.
La tradizione islamica e le pratiche culturali per cui le donne sono considerate inferiori agli uomini sono i fattori principali che rendono le donne e le ragazze che si convertono al cristianesimo maggiormente vulnerabili alla persecuzione. Le convertite sono esposte a rischi elevati causati dalla sofferenza fisica, dagli abusi verbali, dai maltrattamenti, dalle minacce e dalla segregazione domestica. Una famiglia può tenere infatti segregati coloro che sono diventate cristiane; questo perché le convertite potrebbero essere viste come fonti di disonore per la famiglia stessa. Tale tipologia di persecuzione è sperimentata, soprattutto, da coloro che si convertono al cristianesimo o da quelle cristiane che sono andate in sposa a non cristiani.
I matrimoni forzati con musulmani non sono insoliti e alle volte connessi a rapimenti. Anche le spose o i figli dei convertiti, nelle aree rurali, subiscono pressioni da parte dei loro familiari al fine di spingerli a diventare musulmani. Alcune cristiane hanno subito pressioni talmente elevate che le hanno indotte a tenere nascosta la propria fede o a lasciare le proprie abitazioni. Le donne hanno poche possibilità di essere economicamente indipendenti per via delle poche abilità sviluppate, per l’alto tasso di disoccupazione e per la mancanza di politiche governative.
Gli uomini cristiani sono esposti agli abusi verbali e fisici, incriminazioni e minacce, percosse, distruzioni delle abitazioni, ostracismo e perdita dei diritti ereditari.
Quando gli incontri cristiani vengono interrotti, i responsabili -solitamente uomini- subiscono le maggiori conseguenze. Il servizio militare, obbligatorio per i giovani, rappresenta un ulteriore rischio di persecuzione per via del forte controllo a cui gli individui sono sottoposti, all’interno di uno stato a maggioranza musulmana. Anche quei cristiani che non vogliono svolgere il servizio militare, per motivi religiosi o per obiezione di coscienza, sono costretti all’arruolamento. Quando un cristiano viene colpito dalla persecuzione -per esempio, con la perdita del lavoro- ne sarà colpita anche la sua intera famiglia. Se la persecuzione colpisce il leader di una chiesa, anche la congregazione verrà impattata. Per esempio, la paura potrebbe aumentare all’interno della comunità. In aggiunta a quanto esposto, gli uomini che si convertono al cristianesimo potrebbero subire la persecuzione anche da parte dei familiari. I giovani ancora studenti, e per questo necessitanti di supporto finanziario, potrebbero perderlo nel caso in cui lasciassero l’islam.
“Se io andassi via, chi parlerebbe loro di Isa (Gesù)? In che modo potrebbero apprendere di Lui se non attraverso me? Più aumentava la loro brutalità nel colpirmi, più vedevo il loro bisogno di amare Isa Massih (Gesù Cristo)”.
Anche se il Kazakistan ha perso sei posizioni rispetto alla WWList 2020, il suo livello di persecuzione contro i cristiani resta in gran parte inalterato rispetto agli anni precedenti. La sua attuale posizione nella WWList indica più un aumento generale della persecuzione in tutto il mondo che una diminuzione della pressione o dell’oppressione nei confronti dei cristiani nell’ex repubblica sovietica.
I convertiti dall’islam sono particolarmente vulnerabili in Kazakistan, perché sopportano il peso della persecuzione che proviene dai familiari e dalle comunità in cui vivono. Inoltre, subiscono la pressione e la discriminazione che il governo riserva a tutti i cristiani. La pressione sui convertiti cristiani è generalmente più intensa nelle aree rurali.
Porte Aperte provvede supporto immediato ai cristiani che si trovano nell’Asia centrale, quando questi vengono imprigionati, esclusi dalle famiglie e dalle comunità, privati dei mezzi di sussistenza o lasciati senza lavoro a causa della loro fede cristiana. Porte Aperte inoltre rafforza la chiesa perseguitata in Asia centrale soprattutto fornendo Bibbie e libri cristiani, formazione cristiana, progetti socioeconomici e sostegno in preghiera.
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