Nonostante quasi metà della popolazione si identifichi come cristiana, i cristiani in Eritrea continuano a subire una persecuzione estrema, il che rende il paese uno dei posti più difficili al mondo in cui seguire Gesù.
Il governo riconosce solo tre denominazioni: ortodossa, cattolica e luterana. Coloro che non fanno parte di questi gruppi rischiano una severa persecuzione per mano dello Stato. Le riunioni sono soggette a irruzioni e i credenti vengono arrestati. Le condizioni che i cristiani affrontano in prigione possono essere disumane. Alcuni pastori sono stati incarcerati per oltre dieci anni e hanno subito l’isolamento. Ci sono probabilmente più di mille cristiani detenuti in Eritrea, nessuno con condanne formali. Mentre alcuni vengono rilasciati, molti di essi vengono trasferiti al servizio militare – che non è affatto sinonimo di libertà – o messi agli arresti domiciliari. Le continue detenzioni dei cristiani dimostrano che il governo non ha alcuna intenzione di allentare le sue politiche repressive.
I cristiani che non sono riconosciuti dallo Stato sono particolarmente esposti a una sorveglianza quotidiana imposta dallo Stato, attraverso il monitoraggio delle telefonate, il segnale internet rallentato e una rete di cittadini incaricati di spiare i propri vicini di casa. Questo livello di monitoraggio intrusivo ha portato l’Eritrea a detenere l’ignobile titolo di “Corea del Nord d’Africa” (The Economist, 14 Agosto 2018).
Nel frattempo, i convertiti ex musulmani e provenienti dalla Chiesa Ortodossa Eritrea subiscono duri maltrattamenti da parte delle loro famiglie e comunità.
Le donne convertite dall’islam rischiano di subire rapimenti, segregazione domestica, matrimoni forzati, divorzio o separazione dai propri figli. Anche coloro che provengono da un ambiente ortodosso possono incontrare pressioni e persecuzioni, seppure in proporzioni minori.
Mentre in molti paesi le donne sono esonerate dal servizio militare, in Eritrea anche le donne sono soggette alla formazione militare obbligatoria e al servizio nazionale. Le reclute donne sono vulnerabili a varie forme di violenza di genere, anche da parte di guardie carcerarie e comandanti. Molte scelgono di scappare dal paese per evitare questo destino.
Centinaia di donne sperimentano anche violenze di genere durante la loro custodia presso i centri di detenzione.
In Eritrea, sebbene chiunque sia scoperto a frequentare una chiesa domestica segreta rischi l’arresto o l’incarcerazione, gli uomini cristiani sono più soggetti a percosse, lavori forzati e persino a essere uccisi.
Dato che la maggior parte dei ruoli di guida delle chiese nascoste sono ricoperti da uomini, qualsiasi arresto fra di loro causa un vuoto a livello di leadership, così come problemi finanziari per le famiglie a carico di questi uomini. L’impatto si estende anche alle scuole, dove i figli dei pastori possono essere derisi ed etichettati come “Pente”, un epiteto considerato vergognoso e che può mettere la vittima in pericolo.
Shiden (nome fittizio) è stato imprigionato per oltre dieci anni, semplicemente per aver adorato Gesù. Venne arrestato con altre 40 persone mentre partecipava a un culto segreto. È stato fortemente colpito da questa esperienza, ma fortunatamente si sta riprendendo. (Settembre 2020)
“Servirò il Signore finché morirò. Voglio servirLo per il resto dei miei giorni. Anch’io voglio essere un eroe della fede e un giorno, rivendicare la corona di giustizia che è stata preparata per me, che il Signore mi consegnerà come premio in quel giorno”.
Molto poco, salvo un lieve aumento di pressione sulle chiese. La nazione rimane al sesto posto della WWList, essendo ancora uno dei paesi più duri al mondo in cui seguire Gesù.
Sebbene la persecuzione dello Stato affligga i cristiani di tutta l’Eritrea, altre forme di opposizione sono più localizzate. Le aree occidentali e orientali del paese sono a maggioranza musulmana, mentre le zone centrali sono a maggioranza cristiana ortodossa. I cristiani provenienti da contesti musulmani e ortodossi sono più soggetti alla persecuzione.
Porte Aperte lavora attraverso le chiese locali partner in Eritrea per fornire formazione per il discepolato, progetti di emancipazione economica e formazione per resistere alla persecuzione.
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